Come finirà il nostro Universo? Analizziamo una delle teorie più accreditate nel modo più semplice possibile

Se l’energia stessa dello spazio, detta anche energia del vuoto, produce una spinta all’espansione dell’Universo, tanto più grande quanto maggiore è lo spazio a disposizione, allora il destino dell’Universo sembra scritto.
Se non interverrà qualcosa di ancora sconosciuto a fermare l’accelerazione, prima o poi tutte le strutture dell’Universo verranno letteralmente smembrate dalla crescente espansione, che farà sentire i suoi effetti su scale sempre più piccole.

Una rappresentazione dell'evoluzione dell'universo in 13,77 miliardi di anni
Una rappresentazione dell’evoluzione dell’Universo in 13,77 miliardi di anni. Credit: NASA / WMAP Science Team

Gli ammassi di galassie

Prima saranno gli ammassi di galassie a farne le spese. Le velocità di recessione tra le galassie diventeranno maggiori di quelle che la forza di gravità può sopportare: le singole componenti si disperderanno e l’ammasso cesserà di esistere come oggetto gravitazionalmente legato. Successivamente, aumentando ancora il tasso di espansione, si raggiungerà una velocità tale da disgregare le singole galassie; stelle e gas verranno dispersi nello spazio. È plausibile che 60 milioni di anni prima dell’evento finale, il Big Rip, il grande strappo, la nostra Via Lattea venga smembrata. L’orizzonte accessibile sarà ridotto a circa 70 milioni di parsec, circa 300 milioni di anni luce.

Ammassi di Galassie e Universo
Ammassi di Galassie. Credit: Telescopio Spaziale Hubble

Pochi mesi prima dell’evento finale, anche la Terra e l’intero Sistema Solare (già duramente provati, se non distrutti, dalla fine del Sole) verranno disgregati e destinati a vagare nello spazio, ma per un tempo davvero piccolo, poiché circa mezz’ora prima del Big Rip anche la Terra e tutti i pianeti dell’Universo verranno disgregati dall’espansione violentissima dello spazio. È solo questione di tempo (molto poco) prima che il tasso di espansione raggiunga livelli così elevati da distruggere anche atomi e molecole legate dall’interazione elettromagnetica, circa 10-19 secondi prima della fine. Nel breve lampo successivo, anche l’interazione forte verrà abbattuta: i nuclei atomici si spaccheranno, così come tutte le particelle composite. Siamo arrivati alla fine, al Big Rip: l’Universo è un luogo completamente buio e morto, composto, forse, solamente da particelle elementari (quark, elettroni), che a causa dell’espansione dello spazio a velocità maggiori della luce, già per raggi superiori a 10^-15m, non possono in alcun modo interagire. Siamo, di nuovo, in un caso di singolarità.

Un Universo sconosciuto

Alcune o tutte le grandezze fisiche hanno valori nulli o infiniti: non si può più descrivere lo spazio-tempo con queste leggi, l’Universo è un luogo completamente sconosciuto. A quanto pare, le leggi fisiche che governano questo Universo, sono destinate, inesorabilmente a seguirne il suo stesso destino. Se i dati attuali sono corretti, si è calcolato che tra circa 20 miliardi di anni ci saranno le condizioni per questo evento finale, che dovrebbe porre fine all’Universo come noi lo conosciamo. In realtà questa è solamente una teoria, forse la migliore attualmente in grado di spiegare e interpretare tutti i dati in possesso dei cosmologi, ma non certo l’unica.

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Articolo in collaborazione con Daniele Gasparrihttps://www.astroatacama.com/

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