In un nuovo studio, un team internazionale di geologi ha mostrato come la struttura “a tessera” di alcune rocce può essere il risultato dell’attività vulcanica su Venere

Da quando l’orbiter Magellano della NASA è stato in grado di scrutare Venere (tra il 1990 e il 1994) sotto il denso strato di nubi e mappare la superficie, gli scienziati si sono interrogati sulla storia geologica del pianeta. Uno dei più grandi misteri è il ruolo svolto dall’attività vulcanica nel plasmare la superficie di Venere. In particolare, sono presenti le cosiddette “tessere“, regioni la cui superficie risulta essere tettonicamente deformata e frammentata in maniera irregolare il cui aspetto ricorda quello di una serie di mattonelle o di un mosaico.

Lo Space Shuttle Atlantis (STS-30) rilascia la sonda Magellano della NASA il 4 maggio 1989. Crediti: NASA

La struttura a tessere

La struttura “a tessera” comprende circa il 7% della superficie del pianeta ed è la formazione più antica: risale difatti a circa 750 milioni di anni fa. In un nuovo studio, un team internazionale di geologi e di altri scienziati ha mostrato come una parte significativa delle succitate tessere sembra essere composta da roccia stratificata, con caratteristiche similari a quelle della Terra, risultato dell’attività vulcanica. Il team ha analizzato le immagini della superficie di Venere scattate dalla sonda Magellano della NASA. Questo orbiter ha utilizzato un radar ad apertura sintetica per penetrare nell’atmosfera di Venere e mappare il 98% del pianeta. Nel corso dei suoi sei cicli di mappatura, Magellano ha rilevato numerose caratteristiche interessanti che erano indicative dell’attività vulcanica passata, vale a dire pianure laviche, cupole e vulcani a scudo.

Sebbene i ricercatori abbiano studiato le tessere per decenni, non credevano che la loro stratificazione fosse diffusa, particolare questo indicativo che le tessere non sono porzioni della crosta continentale

Idunn Mons
Questa figura mostra il picco vulcanico Idunn Mons (a 46 gradi di latitudine sud, 214,5 gradi di longitudine est) nell’area Imdr Regio di Venere. Credit: NASA

Il granito

La crosta continentale, nella maggior parte dei casi, è composta da granito, una roccia ignea intrusiva, la cui struttura è tendenzialmente a grana grossa e non si presenta a strati. Ciò implica che se Venere possiede una crosta continentale, è probabile che sia al di sotto delle rocce stratificate che si vedono in superficie. Tali formazioni possono essere spiegate attraverso un altro processo geologico (sediment deposited by flowing water).

Futuri studi e missioni

Una futura missione sul pianeta in questione con il conseguente prelievo di campioni dalle tessere sarebbe in grado di confermare o negare la loro origine vulcanica. Se sono effettivamente di natura sedimentaria, indicherebbe che si sono formati quando la superficie di Venere era molto diversa da quella odierna. Ad oggi, sono stati condotti studi che indicano che Venere potrebbe essere stata una volta abitabile, con gli oceani che coprivano gran parte della sua superficie. Questi oceani (e persino le forme di vita) sarebbero potuti esistere per miliardi di anni fino a circa 700 milioni di anni fa. A questo punto, si ritiene che un imponente evento di riemersione abbia causato un effetto serra incontrollato che ha reso la sua atmosfera estremamente calda e densa come lo è oggi.

Modello 3D di Venere

Tuttavia, altre ricerche basate sull’esame dei flussi di lava (come Ovda Fluctus) hanno messo in dubbio che gli altopiani di Venere siano probabilmente composti da roccia lavica basaltica invece che granito. Ciò contraddice le teorie precedenti secondo cui l’altopiano Ovda Regio si sarebbe formato in presenza di acqua.

Riferimenti: