La seconda discesa di esseri umani sulla Luna, tra lampi e incidenti vari. Ecco la Storia di Apollo 12
Dopo il grande successo della “prima volta” con la storica missione 11, la 12 deve confermare la validità del progetto Apollo.
Apollo 12 allunerá nell’oceano delle tempeste, un nome che giá non evoca cose molto piacevoli:
Equipaggio
Comandante Charles Conrad
Pilota del CSM Richard Gordon
Pilota del LM Alan Bean
Il lancio avviene il 14 novembre 1969, circa 4 mesi dopo la storica missione 11, é una giornata piovosa, con raffiche di vento e temporali violenti.
“Flight, EECOM. Try SCE to Aux”
In queste poche parole si concentra il flebile confine tra fracasso totale e successo.
Dopo appena 52 secondi dal lancio, Apollo 12, partito sotto una fitta pioggia, è colpito in rapida successione da due fulmini che “approfittano” della scia ionizzata degli scarichi del Saturno V per raggiungere la terra.
Ed è subito crisi
I sistemi di volo vanno in tilt, le celle a combustibile si spengono, la telemetria a terra non dice quasi nulla, e i pochi dati che arrivano sono confusi, intanto il vettore continua ad accelerare senza controllo, appena le batterie di riserva mantengono al minimo l’operatività del sistema Saturno, però non dureranno più di un’ora, e in ogni caso sarà impossibile proseguire con la missione.
Gerry Griffin, il direttore di volo, ha pochi secondi per decidere, e le consultazioni con gli operatori di volo annunciano un probabile aborto della missione, in cui la capsula con gli astronauti si stacca e viene lanciata distante da un razzo montato sulla punta, il Saturno V verrà fatto esplodere in volo.
In questi istanti, John Aaron, operatore di volo, suggerisce la frase che vedete all’inizio, nessuno capisce al momento, anche il direttore Griffin, attonito, chiede di ripetere, e se è sicuro di quello che dice, Aaron in quel momento si sta ricordando che durante le interminabili ore di test a terra aveva già notato questo tipo di problemi, e che la manovra poteva funzionare.
L’ordine passa agli astronauti, ed è Alan Bean a ricordare la procedura, sostanzialmente un “reset” dei sistemi, in pochi secondi tutto torna normale, e Apollo 12 può correre verso il suo destino.
John Aaron salvò la missione 12, e fu decisivo durante la crisi di Apollo 13.
Un eroe dell’intelletto.
Verso la Luna
A Pete Conrad e Alan Bean sarà richiesto un allunaggio di precisione, obbiettivo la sonda Surveyor 3, che era da oltre due anni sul suolo lunare.
Come detto sopra, il LM fece una discesa esemplare, quasi tutta in automatico, fermandosi ad appena 183 metri dal Surveyor.
Riportando a casa il passato
Come parte della missione Apollo 12 , la telecamera della sonda Surveyor 3 doveva essere riportata dalla Luna sulla Terra.
I pezzi ritirati dalla sonda furono riportati a terra ed esaminati per capire come si comportano i materiali nell’ambiente inospitale della Luna.
Pete Conrad, comandante, era conosciuto per essere l’esatto contrario di Armstrong, ecco cosa disse mettendo piede sulla Luna.
«Whoopie! Quello sarà stato piccolo per Neil, ma è un gran passo per me»
C’è vita sulla Luna?
Analizzando la telecamera a Terra viene scoperto un comune batterio, lo Streptococcus mitis, VIVO e vegeto, sulla telecamera. La NASA, in un primo momento, attribuisce il fatto ad una mancata sterilizzazione della fotocamera sulla Terra prima del suo lancio, due anni e mezzo prima.
No… non c’è…
Uno studio successivo ha dimostrato che le analisi fatte alla telecamera sulla Terra dopo il ritorno usavano procedure inadeguate per prevenire la ricontaminazione dopo il rientro sulla Terra.
Potrebbero anche esserci state possibilità di contaminazione durante la missione di ritorno poiché la telecamera è stata messa in un sacchetto poroso, anziché in contenitori ermetici utilizzati per il campione. Di conseguenza, il risultato rimase controverso.
Un altro incidente
Apollo 12 doveva far esordire la prima telecamera a colori sulla Luna, con migliore definizione e immagini in diretta, ma Alan Bean, nel momento in cui la stava installando, la punta verso il Sole, bruciando immediatamente i delicati sensori, la missione procederà senza immagini in diretta.
Due lunghe EVA
Apollo 12 aveva in programma due Eva, per un totale di quasi 8 ore, contro le poco piú di due ore dell’unica Eva di Apollo 11, il perchè è facile da individuare: Nel primo tentativo era importante allunare e mettere piede sulla Luna, i rischi dovevano essere minimi, qualche campione e via, si ritornava a casa.
Ma non si spendono decine di miliardi di dollari per fare un giretto sulla Luna, quindi la 12 aveva giá una lunga lista di procedure da seguire: esperimenti sismici, staccare la telecamera del Suveyor, e molte altre.
La Luna sexy
Per aiutare gli astronauti fu fornito un piccolo quaderno con delle pagine in cui c’era la lista delle cose da fare, era attaccato al polso della tuta.
Ma c’era una sorpresa, Dave Scott, che faceva parte dell’equipaggio di riserva, mise delle foto di Playboy tra gli appunti, Conrad e Bean se ne accorsero solo sulla Luna.
Il rientro tra le incognite.
Apollo 12, pur tra le peripezie occorse, fu una missione di successo ma, c’era una ultima questione da risolvere: I fulmini potevano aver danneggiato il sistema dei paracadute per il rientro in mare della capsula.
Griffin chiede alla sala di controllo: “possiamo fare qualcosa a riguardo?”
La sala risponde NO.
“Allora é inutile avvisare gli astronauti”, e cosí fu fatto, non c’era modo di uscire per controllare le cariche esplosive che comandavano i paracadute, perché dare inutili preoccupazioni agli astronauti?
Come sappiamo tutto andò bene, e poi se si andava sulla Luna la sicurezza diventava un concetto differente da quello che percepiamo normalmente, per questo si mandavano piloti collaudatori: ci fu solo un ultimo incidente: la cinepresa di bordo cadde in testa ad Alan Bean nello splash down sull’oceano, aveva dimenticato di metterla nell’apposito vano
SI…. avevano “la stoffa giusta.”
Per Aspera ad Astra (Credit immagini dell’articolo, NASA)
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