Fino a circa 500 anni fa, le malattie erano associate alle stelle. E il nome “influenza” da dove deriva?

La parola “influenza“, dal latino medievale “influentia” der. di influĕre  ossia “scorrere dentro”, venne introdotta all’inizio del Quattrocento in Italia con l’intento di descrivere un’epidemia causata dall’influenza degli astri. Il termine suddetto venne recepito nella lingua inglese nel Settecento; i francesi poi chiamarono la malattia con il nome di grippe. Il nome di questa infezione deriva dalla vecchia concezione astrologica e della dottrina miasmatico-umorale, che sosteneva che la malattia fosse dovuta e generata dall’ influenza degli astri.

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Porzione della Via Lattea. Credit: NASA

Ma che cos’è la dottrina miasmatico-umorale?

Era una teoria in voga nel campo medico strettamente connessa con quella della generazione spontanea su cui si basava il pensiero scientifico ed affermava che l’origine delle malattie infettive avveniva attraverso la diffusione nell’aria dei miasmi e delle particelle velenose che da queste esalazioni nascevano e si propagavano nell’atmosfera venendo a contatto con l’uomo. La causa delle malattie veniva attribuita agli umori corrotti, ritenuti frutto della divina volontà punitiva, delle influenze degli astri. Era pertanto una credenza. Eppure da Platone ad Annibale Caro, da Dante Alighieri fino ad arrivare ad Alessandro Manzoni (ad esempio ne “I promessi sposi” Don Ferrante, il marito di donna Prassede, attribuisce la causa della peste alla congiunzione di Saturno con Giove), tale teoria era assai diffusa.

Dall’alto verso il basso, Terra, Giove e Venere visti dalla ISS. Credit: NASA

Arriviamo ai nostri giorni

Oggi la scienza medica ha compiuto enormi passi da gigante in merito a tale scottante argomento, purtroppo quanto mai attuale, distaccandosi da teorie prive di fondamento. Al contempo gli astri sono sempre lì a distrarci dalle difficoltà che talvolta viviamo, con la loro luce, con il loro mistero infinito. Basta alzare lo sguardo all’insù, approfittando di cieli sereni, e lasciarsi andare. Almeno per un po’.