Spesso dipende da luminosità, grandezza e orbita dei corpi celesti. Entro i 100 anni luce dalla Terra, si usa il metodo della triangolazione. Fino a 10mila anni luce si usa l’analisi dello spettro della radiazione elettromagnetica.

Una delle domande che ci vengono poste più di frequente c’è: ma come si fa a misurare la distanza fra un corpo celeste e un altro? Gli astronomi, come unità di misura, utilizzano l’anno luce (ne avevamo già parlato qui). Quando parliamo di distanze astronomiche, però, dobbiamo fare alcune differenze importanti. Entro i 100 anni luce dalla Terra, come ad esempio la Luna o i pianeti del sistema solare, viene utilizzato il metodo della triangolazione. Fino a 10mila anni luce, si usa l’analisi dello spettro della radiazione elettromagnetica. Oltre si usa il metodo delle cefeidi.

Una stella cefeide. Credit: Focus.it

La triangolazione

Il metodo della triangolazione si basa sul principio di trigonometria secondo il quale è possibile calcolare tutti gli elementi di un triangolo rettangolo conoscendone solo un lato e un angolo. In pratica, per conoscere la distanza di una certa stella, possiamo costruire un triangolo con al vertice la stella. Ebbene, la base è la linea che congiunge i due punti opposti dell’orbita della Terra. Per calcolare l’angolo al vertice, si ricostruisce l’orbita apparente della stella, ovvero l’ellisse che viene vista dalla Terra sotto un certo angolo (si misura con il sestante). Infine, si dimezza l’angolo, si calcola la tangente e si divide il semiasse maggiore dell’orbita della Terra per la tangente dell’angolo.

Il metodo dello spettro per calcolare le distanze astronomiche

Come anticipato, si utilizza il metodo dello spettro per misurare corpi celesti fino a 10mila anni luce di distanza. Con questo metodo si analizza lo spettro della radiazione elettromagnetica: in pratica si esamina l’insieme delle onde luminose che ci arrivano dalla stella. Conoscendo l’intensità di luce che noi vediamo, e la luminosità assoluta, possiamo stabilire quanto è distante un certo oggetto, misurando la diminuzione di luminosità.

Le cefeidi

Quando vogliamo andare oltre la nostra galassia (ovvero fino a 50 milioni di anni luce), possiamo ricorrere al metodo delle cefeidi. Si tratta di stelle che pulsano come lucciole, presenti in ogni galassia. In questo caso si sfrutta il tempo che passa tra un istante e l’altro di massima luminosità (questo viene chiamato periodo). È un tempo costante, ma che varia da stella a stella: più è lungo, maggiore è la luminosità. Misurando il periodo di una cefeide, si può tranquillamente risalire alla sua luminosità reale, che confrontata con quella apparente, fornisce la distanza.

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