Dopo il passaggio di misteriosi oggetti interstellari come Oumuamua gli scienziati sono al vaglio di sistemi per intercettare i prossimi obiettivi.

Da qualche tempo abbiamo tuttii mezzi tecnologici per rilevare gli oggetti interstellari. Ne abbiamo individuati due negli ultimi anni, Oumuamua e 2I/Borisov, e ce ne sono senza dubbio molti altri che prima o poi passeranno dalle nostre parti. Dopo questi passaggi c’è stato molto interesse nello sviluppo di una missione che potrebbe intercettane uno per analisi approfondite in situ. Ma come potrebbe essere realizzata una missione del genere?

Una bozza di un documento di un team di scienziati americani ha ora tentato di rispondere a questa domanda e ha sviluppato un progetto in merito per la cattura di un InterStellar Object (o ISO).

I misteriosi oggetti interstellari

Rappresentazione artistica di Oumuamua
Rappresentazione artistica di Oumuamua. Credit: European Southern Observatory / M. Kornmesser

Parte di ciò che rende interessante una missione per oggetti interstellari è che questi “visitatori” sono spesso strani. Borisov si comportava come una tipica cometa una volta entrata nel sistema solare ma Oumuamua era qualcosa di completamente diverso. Non sviluppò nessuna coda cometaria, come molti scienziati si aspettavano e mostrò un’accelerazione che non sembrava poter essere spiegata, portando addirittura alcuni eminenti scienziati a sostenere che avrebbe potuto anche essere una sonda aliena.

Ma il modo migliore per affrontare tali affermazioni fantasiose è esaminare da vicino questi oggetti enigmatici. Per farlo è ovviamente necessaria una missione di “cattura”, ma prima dovremmo riuscire a vederlo e gli astronomi su questo sono già al lavoro.

Il Vera C Rubin Observatory Legacy Survey of Space and Time (LSST) è un telescopio che sarà in grado di rilevare da 1 a 10 oggetti interstellari della stessa dimensione di Oumuamua ogni anno. Un numero sufficiente per trovare il candidato ideale per la missione di esplorazione.

Il documento prevede poi l’invio di un vero e proprio “intercettatore” pronto a muoversi non appena un oggetto candidato dovesse mostrarsi nei paraggi.

L’intercettatore

I punti di Lagrange. Credit: Wikipedia

La prima spontanea domanda da farsi per collocare una sonda pronta a intercettare il prossimo oggetto interstellare sarebbe: “da dove arriverà”? Ma di fatto non esiste una provenienza certa di questi oggetti quindi la differenza reale è data da dove collocheremo l’intercettatore (o ISI, che sta per InterStellar Interceptor) che, secondo lo studio, è il punto di Lagrange Terra-Sole L2

Tale luogo ha infatti più di un vantaggio. In primis, serve pochissimo carburante per rimanere in posizione e qualsiasi ISI potrebbe dover rimanere in attesa per anni in standby. Una volta che sarà chiamato in azione, dovrà reagire rapidamente e un altro residente di L2 potrebbe aiutarlo nel compito.

Il Time-domain Spectroscopic Observatory (TSO) della NASA è un telescopio di 1,5 m progettato per essere posizionato nel punto L2 di Lagrange, insieme a telescopi più famosi come il JWST. Nonostante tutta la sua straordinaria capacità di catturare immagini spettacolari, JWST ha un punto debole significativo: è lento. Possono essere necessari 2-5 giorni per concentrarsi su un oggetto specifico, rendendolo inutile durante il tracciamento degli oggetti interstellari. Ma il TSO richiede invece solo pochi minuti.

Potrebbe essere integrato da un altro telescopio, il Near Earth Object Surveyor attualmente in progettazione, che dovrebbe risiedere nel punto L1 di Lagrange del sistema Terra-Luna. Se combinati con il TSO, questi due telescopi a reazione rapida dovrebbero essere in grado di catturare immagini di qualsiasi ISO che entra nel sistema solare interno che non si trova direttamente su una traiettoria lungo la linea di base L1-L2.

Verso l’obiettivo

Borisov
La cometa 2I/Borisov ripresa il 12 ottobre 2019 .Credit: NASA

Una volta rilevato, raggiungere l’ISO è il compito successivo.

Alcuni, sfortunatamente, potranno essere fuori portata dal punto di vista della meccanica orbitale. Ma gli autori calcolano che esiste una probabilità dell’85% che un ISI in attesa in L2 sarà in grado di trovare un oggetto raggiungibile, delle dimensioni di Oumuamua, entro dieci anni. Perciò, una volta che saremo in grado di rilevare gli ISO, si tratterà solo di aspettare pazientemente l’occasione giusta.

Una volta che l’ISI avrà raggiunto l’ISO potrà quindi iniziare l’osservazione ravvicinata, inclusa una mappa spettroscopica completa di materiali sia naturali che artificiali, che potrebbe aiutare a risolvere il dibattito sul fatto che tali oggetti siano sonde di fabbricazione aliena. E potrebbe anche monitorare qualsiasi perdita di gas che potrebbe spiegare le forze misteriose che hanno agito su Oumuamua. 

Ci sono senza dubbio molte cose interessanti che gli scienziati vorrebbero capire sul primo oggetto interstellare visitabile e, dai calcoli di questo studio, ci saranno molte opportunità per farlo e molti dati da raccogliere quando lo faremo.

Non ci resta che attendere lo sviluppo della missione.

Riferimenti: Universe Today

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