Lo studio degli esopianeti sta trasformando la nostra comprensione della formazione degli oceani su altri mondi. Ecco come

Negli ultimi anni gli astronomi stanno scoprendo pianeti completamente nuovi, che non esistono nel nostro Sistema Solare. Attraverso lo studio di quei mondi alieni, potrebbe emergere una nuova storia che riguarda i loro serbatoi d’acqua, gli oceani. Il problema più grande che dobbiamo affrontare è che molte super-Terre iniziano la loro vita con nuclei rocciosi circondati da atmosfere fatte di idrogeno ed elio. Per i pianeti abbastanza vicini alle loro stelle, l’intensa radiazione stellare può letteralmente strappargli via l’atmosfera, lasciando dietro di sé un nucleo nudo e roccioso. Anche senza un’elevata radiazione UV, il pianeta potrebbe perdere la sua atmosfera iniziale semplicemente perché l’elemento è così leggero che alla fine sfugge alla gravità del pianeta.

Advertisement
Banner Plus

Ripensare la formazione degli oceani

Gli scienziati dell’UCLA si sono concentrati su ciò che accade prima della perdita di atmosfera, cioè quando idrogeno ed elio entrano in contatto con la superficie rocciosa fusa del pianeta. Fino alla scoperta delle super-Terre e dei sub-Nettuno, nessuno aveva molti motivi per esplorare gli scambi chimici che possono verificarsi tra questi sistemi. Ma gli scienziati hanno scoperto che, attraverso questi scambi, enormi quantità di idrogeno possono essere assorbite nelle parti rocciose del pianeta. Alla fine, dopo che l’atmosfera iniziale va perduta, l’acqua che si è formata tramite l’idrogeno assorbito può essere rilasciata nuovamente in un’atmosfera secondaria, che poi si condensa, piovendo di nuovo verso il basso per creare le grandi riserve d’acqua di un pianeta.

I risultati del nuovo studio

Nel loro lavoro, il professor Young e i suoi collaboratori suggeriscono che questo processo sia esattamente lo stesso che ha dato alla Terra i suoi oceani (poiché anche la Terra iniziò con un’atmosfera ricca di idrogeno). Non parla affatto di comete o impatti di asteroidi. Dal canto loro gli scienziati sperano di costruire nuovi modelli che uniscano l’evoluzione degli interni planetari con le atmosfere per esplorare l’idea di Young e comprendere meglio ciò che accade sugli esopianeti. C’è un’idea nuova, insomma, per la formazione degli oceani. Ciò che conta ancora di più è che è il tipo di idea che forse non avrebbe mai avuto successo se non avessimo avuto tutti questi esopianeti che ci spronano a esplorare nuove possibilità. Ed è esattamente ciò che accade quando si spalanca una nuova finestra sull’Universo.

Fonte