Giove ha ispirato per secoli scrittori ed autori. Il connubio tra mitologia, favole ed astronomia è strettissimo. Ecco cosa racconta Fedro

Giove è la divinità suprema della religione romana dalla latinità primitiva alla fine del paganesimo, corrispondente precedentemente allo Zeus greco. Ovviamente il più grande nelle dimensioni dei pianeti principali del sistema solare non poteva non avere il suo nome. Imperioso e gigante, Giove è anche il quinto in ordine di distanza dal Sole, noto fin dall’antichità, essendo, insieme a Mercurio, Venere, Marte e Saturno, uno dei cinque pianeti visibili a occhio nudo. 

Giove
Giove ripreso dalla sonda Juno (la foto rappresenta solo un emisfero). Credit: NASA/Juno

Il re di tutti gli dèi, sovrano dell’Olimpo, dio tra le varie del cielo e del tuono, è anche il protagonista spesso assoluto di molti miti e favole. 

La favola di Fedro dedicata a Giove

Fedro, ad esempio, scrittore latino ed autore di favole a carattere didascalico e con fine pedagogico, con estrema brevità ed incisività, raggiunge subito l’animo del lettore, che viene subito portato a soffermarsi sulla morale.

Fedro
Fedro

È il caso ad esempio della favola, appartenente all’opera “Fabulae”, in cui il protagonista è Giove che stavolta non è impegnato in avventure amorose e scappatelle, ma con fare quasi punitivo impartisce una lezione al genere umano.

Di seguito la favola in latino e poi la traduzione.

“Peras imposuit Iuppiter nobis duas:

propriis repletam vitiis post tergum dedit,

alienis ante pectus suspendit gravem.

Hac re videre nostra mala non possumus;

alii simul delinquunt, censores sumus”.

“Giove ci impose due bisacce: ci mise, dietro, quella piena dei nostri difetti e, davanti, sul petto, quella con i difetti degli altri. Perciò non possiamo scorgere i nostri difetti e, non appena gli altri sbagliano, siamo pronti a biasimarli”. 

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