Che succede alle fasce colorate del re dei pianeti? Ecco perché Giove sta cambiando colore.

Guardando Giove con un telescopio è possibile osservare l’alternarsi di fasce chiare e scure che corrono parallelamente all’equatore del pianeta. Queste fasce sono il risultato della presenza di nubi di ammoniaca, tenute insieme da potenti venti in alta quota: le fasce scure, chiamate “bande”, si alternano a fasce più chiare, chiamate “zone”. Ebbene ci sono importanti novità che riguardano Giove, risolto il mistero dei repentini cambi di colore nelle striature.

Perché Giove sta cambiando colore

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Leeds sostiene che i cambiamenti di colore di Giove sarebbero da imputare al campo magnetico del pianeta. Chris Jones del Dipartimento di Matematica Applicata dell’Università di Leeds e co-autore della ricerca ha spiegato: «Se guardiamo da vicino le strisce chiare e scure nel tempo è possibile vedere le nuvole che si muovono a gran velocità, trasportate da venti orientali e occidentali incredibilmente forti. Vicino all’equatore il vento soffia verso est ma quando saliamo o scendiamo un po’ di latitudine, il vento spira verso ovest. Se ci allontaniamo ancora di più, soffia nuovamente verso est. Ebbene, ogni quattro o cinque anni all’interno di ogni fascia i colori mutano e a volte si vedono sconvolgimenti globali».

Se si osservano le due immagini di Giove catturate da un telescopio a infrarossi che mostrano il pianeta a una radiazione di lunghezza d’onda di 5 micron, si può vedere chiaramente il cambiamento di colori avvenuto tra maggio 2001 (b) e dicembre 2011 (a) nella fascia equatoriale settentrionale (evidenziata tra le linee blu tratteggiate). «Il motivo del fenomeno», spiega Jones, «è da ricercare nei cambiamenti del campo magnetico (un fenomeno noto come “oscillazioni torsionali”) di Giove, che gli studiosi hanno potuto monitorare per diversi anni grazie alla missione di Juno. Quando abbiamo calcolato i periodi delle oscillazioni torsionali di Giove abbiamo visto che coincidevano con i periodi di variazione nella radiazione infrarossa».

Riferimenti: Università di Leeds