La nuova funzione timelapse disponibile su Google Earth permette di scoprire quali trasformazioni ha subito il nostro pianeta negli ultimi 37 anni

Se spostarsi virtualmente da un capo all’altro del mondo è una sciocchezza dal 2001 grazie a Google Earth, ora abbiamo un nuovo strumento che ci consente di ‘viaggiare nel tempo’. Il software di Google che raccoglie e mette a disposizione gratuitamente immagini satellitari e fotografie aeree della superficie terrestre, ha infatti messo a punto una nuova funzione in grado di creare un timelapse degli ultimi 37 anni della località che si desidera osservare. Il timelapse – una sequenza di immagini che permette una visualizzazione rapida di cambiamenti molto lenti nel tempo –è ora disponibile sul software di Google grazie alla collaborazione con il CREATE Lab della Carnegie Mellon University. Il progetto vedrà, inoltre, la cooperazione della NASA e del programma europeo Copernicus per quanto riguarda l’aggiornamento annuale delle immagini.

Come facciamo ad usare il timelapse di Google Earth?

La procedura è veramente molto semplice, basta collegarsi al sito di Google Earth Timelapse e digitare la zona di nostro interesse nella barra di ricerca: la sequenza di immagini si genererà automaticamente a partire dall’anno 1984. Nella barra temporale è anche possibile modificare il parametro velocità per una visualizzazione delle immagini più veloce o più lenta. Inoltre, è stata aggiunta sul sito una sezione che raccoglie i timelapse più impressionanti, con la possibilità di vederli anche in 3D.

Che cosa possiamo vedere nello specifico?

Le immagini raccolte dal 1984 ad oggi nelle varie zone del mondo sono una testimonianza dei cambiamenti che il nostro pianeta ha affrontato per cause naturali o antropiche. Ciò significa che è possibile rendersi conto delle trasformazioni dovute ai fenomeni atmosferici, ma anche fare un confronto tra il prima e il dopo in merito all’urbanizzazione di un luogo con la sua inesorabile cementificazione. Insomma, grazie al timelapse di Google Earth possiamo guardare alla superficie della Terra come se fosse il volto di un essere umano che reca i segni del tempo e le cicatrici delle esperienze vissute.

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