La sonda dell’ESA Mars Express ha osservato i resti di vulcani, crateri da impatto, faglie tettoniche, canali fluviali e un antico mare di lava in una nuova immagine arrivata da Marte.
Adagiato all’ombra del vulcano più grande del Sistema Solare, l’Olympus Mons, il più piccolo vulcano a scudo denominato Jovis Tholus mostra le prove di una lunga storia eruttiva sul Pianeta Rosso. Il suo complesso sistema di caldere comprende almeno cinque crateri. Il più grande è largo circa 28 km e si trova più lontano dal centro. Le caldere scendono verso sud-ovest, dove il più giovane alla fine incontra il mare circostante fatto di colate laviche ancora più giovani. Le lave creano una linea costiera attorno ai fianchi, oscurando il rilievo originario del vulcano, che ora si trova a circa 1 km sopra le pianure circostanti. A uno sguardo più attento, singole colate laviche si possono trovare in tutta la pianura marziana. Queste colate laviche si sono anche riversate sulle linee di faglia, riempiendo gli insiemi di graben paralleli che dominano in particolare le parti nord e nord-est della scena.
I graben sono valli sommerse create quando la crosta del pianeta sprofonda, ad esempio sotto la pressione degli stress vulcanici e tettonici in questa regione. Una ripida scarpata di uno di questi graben taglia proprio il fianco orientale di Jovis Tholus. Alcune porzioni di questo graben possono essere osservate per diversi chilometri più a nord e, in alcuni punti, riempiti di lava in modo significativo. Una sorpresa nascosta si trova a est di Jovis Tholos: l’immagine della topografia codificata a colori rivela un vulcano meno sviluppato che provoca un sottile rigonfiamento della superficie. L’ingrandimento mostra una fessura d’apertura, da cui in passato sono eruttati flussi di lava meno viscosi rispetto al Jovis Tholus, forse in un’attività simile a quella che si può osservare qui sulla Terra in Islanda o alle Hawaii.
Un vulcano in un oceano
A differenza dei crateri vulcanici, a nord della regione si trova un tipo molto diverso di cratere. Questo cratere da impatto largo 30 km è stato creato quando un asteroide o una cometa si è schiantato sulla superficie, penetrando negli strati sottostanti. La superficie fratturata e la natura fluida del materiale espulso attorno al cratere centrale, che gli conferiscono l’aspetto di un fiore con molti strati di petali, indicano che l’urto ha colpito un terreno saturo di acqua o ghiaccio.
Ulteriori prove del passato acquoso di questa regione si trovano a nord-ovest del cratere. La lunga linea di faglia, che tronca la parte superiore sinistra, mostra i segni di un canale di deflusso. L’acqua che sgorgava da qui in passato formava sottili isole e pareti di canali terrazzati.
Alcuni canali molto più piccoli possono essere trovati anche trasversalmente alla coltre di ejecta del grande cratere da impatto a settentrione. Enormi quantità di acqua sono state probabilmente spurgate dalle falde acquifere sotterranee nel tempo a causa del riscaldamento vulcanico che ha sciolto il ghiaccio terrestre e, quando si è aperta la faglia, l’acqua ha preso la strada più semplice per risalire in superficie attraverso i graben. Nel loro insieme, queste immagini dipingono il quadro di una storia planetaria di Marte affascinante ed estremamente attiva.
Riferimenti: