Dimenticate la “zona abitabile” di una stella: dobbiamo trovare pianeti nella cosiddetta “zona computazionale”, ecco di che si tratta.

Gli astronomi sono da sempre alla ricerca di segni di vita intelligente nella cosiddetta “zona abitabile” di una stella. Un recente studio, però, sostiene che dovremmo adottare un approccio basato sul calcolo e che dovremmo concentrarci su quella che gli scienziati chiamano “zona computazionale”. Insomma, c’è una nuova tecnica per trovare civiltà extraterrestri: ecco cosa dice lo studio appena pubblicato.

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La zona “computazionale”

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Esempi di zone abitabili intorno ad altre stelle. Credit: NASA

In altre parole, anche corpi celesti in apparenza bizzarri potrebbero ospitare la vita extraterrestre, con processi biologici totalmente diversi rispetto a quelli che riteniamo “convenzionali”. In sostanza, la vita potrebbe essere ovunque, anche molto vicina a noi, ma potremmo non accorgerci della sua presenza continuando a prendere come esempio il solo modello terrestre.

Secondo gli autori dello studio, la ricerca di vita aliena deve considerare aspetti quantitativi, o “computazionali”. L’attenzione degli scienziati, cioè, si deve spostare verso quei processi che favoriscono la vita e verso quegli elementi che la possono favorire sia in termini fisici che chimici.

Ambienti di questo tipo potrebbero essere statisticamente più probabili da trovare rispetto a una qualsiasi “zona abitabile”. D’altronde la vita stessa è come un grande insieme di calcoli che agiscono direttamente sulle informazioni.

Le novità dello studio sulla ricerca di civiltà extraterrestri

Quelle che gli astronomi chiamano “zone computazionali” hanno sì fattori di abitabilità tradizionali, come quelli associati alla funzione biologica, l’ambiente chimico, i vincoli sui nutrienti e l’energia libera, ma hanno anche la disponibilità degli elementi. Nello specifico, lo studio si concentra su tre fattori per il calcolo: capacità, energia e stanziamento.

Il nuovo approccio considera la capacità per un ambiente di favorire reazioni chimiche e tutto ciò che è utile ai processi biologici per unità di tempo. Questo dipende dalle condizioni fisiche come la temperatura e densità, a prescindere dalla quantità. In altre parole, un corpo celeste può essere ricco chimicamente ma non avere l’energia per attivare le complesse e veloci reazioni che ci aspettiamo dalle forme di vita.

Riferimenti: Universe Today