Un recente studio suggerisce come un manoscritto risalente al 1217 possa contenere la registrazione dell’esplosione di una nova, il cui lampo sarà probabilmente avvistato di nuovo nel 2024.

Il cielo notturno potrebbe sembrare un silenzioso e immutabile spettatore delle nostre notti. Ma se si osserva il cielo con l’occhio attento degli astronomi, e magari avvalendosi di qualche potente telescopio, ci si accorgerà di come sia possibile osservare regolarmente numerosi eventi transienti, che appaiono quasi di colpo e, nella maggior parte dei casi, durano solo qualche giorno o settimana. Pensiamo, ad esempio, a fenomeni come le supernove, violente e gigantesche esplosioni stellari che possiamo osservare anche da milioni di anni luce di distanza. Oppure, pensiamo alle comete, che passano nelle vicinanze della Terra per un breve periodo e poi, chissà fra quante centinaia di anni le rivedremo da queste parti. Oppure ancora, pensiamo a eventi come le nove. Si tratta, come nel caso delle supernove, di esplosioni, che tuttavia sono caratterizzate da una potenza minore e da un origine differente. Se la supernova è una gigantesca esplosione che avviene alla fine della vita di una stella molto massiccia, l’esplosione di una nova è causata quando, in un sistema binario, una nana bianca accumula materiale sulla sua superficie, sottraendolo dalla sua compagna per effetto della gravità. Col passare del tempo, sempre più materiale si accumula finché la pressione e la temperatura raggiunte sono sufficienti ad innescare una reazione di fusione nucleare, che converte rapidamente una grossa parte dell’idrogeno in elementi più pesanti. L’enorme energia liberata da questo processo produce un “lampo” molto luminoso ma di breve durata, destinato a spegnersi in pochi giorni.

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Rappresentazione artistica di una nova. Crediti: David A Hardy and STFC

È proprio il caso della protagonista di oggi, una debole stella nella costellazione della Corona Boreale che ogni 80 anni circa aumenta drammaticamente la sua luminosità. Questa stella, T CrB, è nota come nova ricorrente, e l’ultimo brillamento risale al 1946, con un picco di magnitudine che la rese temporaneamente una delle 50 stelle più luminose del cielo notturno. A parte l’eruzione del ‘46, l’unica altra osservazione confermata del “lampo” risale al 1866. Ora, una nuova interessante ricerca torna indietro di molti secoli, e suggerisce che un monaco medievale potrebbe aver avvistato e segnalato il lampo di T CrB nel lontano 1217.

Cosa è riportato nel manoscritto

Nei monasteri medievali, i monaci tenevano regolarmente delle cronache, un elenco di eventi notevoli accaduti durante l’anno. Nel 1217, l’abate dell’abbazia di Ursberg, nel sud della Germania, era un certo Burchard. Nella cronaca di quell’anno, egli scrisse: “Nella stagione autunnale del 1217, la sera presto, si vide un segno meraviglioso in una certa stella a ovest. Questa stella si trovava un po’ a ovest di sud, in quella che gli astrologi chiamano Corona di Arianna (Corona Boreale). Come noi stessi abbiamo osservato, in origine era una stella debole che, per un certo periodo, brillò di grande luce, per poi tornare alla sua debolezza originaria. C’era anche un raggio molto luminoso che raggiungeva il cielo, come una grande trave alta. Questo fu visto per molti giorni in quell’autunno”.

Corona, costellazione boreale della Corona del Nord, illustrazione tratta dall’atlante stellare Firmamentum Sobiescianum sive Uranographia di Johann Hevelius (1611-1687), Danzica, 1690.

Possibili spiegazioni dell’avvistamento

Ma questo “segno meraviglioso” potrebbe essere stato proprio l’esplosione di T CrB? Il dott. Bradley E. Schaefer dell’Università della Louisiana, autore della ricerca, esclude innanzitutto la possibilità che si sia trattato di una supernova, poiché qualsiasi supernova visibile a occhio nudo e così recente avrebbe lasciato un resto facilmente individuabile. Per esempio, il resto associato alla supernova avvistata nel 1054 è la Nebulosa del Granchio, oggi facilmente visibile anche con piccoli telescopi. Poiché nella regione del cielo indicata non si trovano resti di questo tipo, Schaefer conclude che l’eruzione non deve essere stata particolarmente distruttiva. Inoltre, Burchard la descrive come visibile per “molti giorni”, il che è più in linea con la visibilità media di T CrB di circa sette giorni. Potrebbe allora trattarsi di un’errata identificazione di un pianeta luminoso? Impossibile, perché la Corona Boreale si trova a 45º dall’eclittica e nessun pianeta a occhio nudo si allontana così tanto da questo piano del sistema solare. Forse una cometa? A questa ipotesi va posta qualche attenzione. Un’altra cronaca del monastero di Santo Stefano descrive una possibile cometa nello stesso anno, ma non fornisce alcuna indicazione sulla stagione o sulla posizione nel cielo. Anche l’idea che quest’altra cronaca abbia descritto proprio una cometa è in dubbio, poiché la terminologia usata è vaga. Inoltre, un altro argomento contro l’ipotesi cometaria è l’associazione di un presagio positivo alla comparsa di questa stella. Storicamente infatti, le comete sono state considerate presagi negativi, associate alla morte e alla caduta dei regni.

Secondo avvistamento documentato

Schaefer parla anche di un possibile avvistamento di T CrB nel 1787. Questo potenziale avvistamento proviene da un catalogo di stelle pubblicato nel 1789 dall’astronomo inglese Francis Wollaston. In esso, Wollaston elenca una stella vicina alle coordinate di T CrB. Sebbene non specifichi una magnitudine, il catalogo ha una magnitudine limite di 7,8: ciò significa che, se la stella era davvero T CrB, doveva essere stata osservata durante un’eruzione. Anche in questo caso, Schaefer considera e scarta alcune possibilità. Scarta l’ipotesi di una cometa, poiché Wollaston era un osservatore esperto che conosceva bene le comete. Asteroidi così lontani dall’eclittica non potrebbero mai essere così luminosi. Una supernova recente rimarrebbe una fonte luminosa di raggi X ancora oggi. Non avendo alternative valide, Schaefer conclude che Wollaston ha probabilmente individuato T CrB alla fine di un’eruzione, ne ha registrato accuratamente la posizione e l’ha identificata erroneamente come la stella V 75 del catalogo di Herschel.

Quando la prossima eruzione?

Per quanto riguarda la prossima eruzione di T CrB, la stella ha recentemente iniziato a calare di luminosità, fenomeno osservato nel 1945 circa otto mesi prima dell’eruzione. Se questo comportamento si ripeterà, Schaefer prevede che la stella tornerà a brillare all’inizio della primavera del 2024, diventando la nova più luminosa dall’eruzione di CP Puppis nel 1942.

Fonte: https://phys.org/news/2023-09-medieval-manuscript-impending-recurrent-nova.html