L’allunaggio mancato da parte della missione Hakuto-R ha destato tanto clamore ma ci insegna un’importantissima lezione

Takeshi Hakamada, CEO e fondatore di I-Space, la società privata giapponese che ha realizzato e mandato verso la Luna il lander Hakuto-R, ieri sera ha annunciato pubblicamente il fallimento dell’allunaggio, forse dovuto all’esaurimento prematuro del carburante che ha fatto cadere sul suolo lunare la sonda ad una velocità eccessiva. Fin qui, nulla da dire: ogni capo che si rispetti si assume le sue responsabilità. Quello che colpisce è l’atteggiamento, tipicamente giapponese, del 謙遜 (kenson), ovvero della modestia, la capacità di abbassare il capo per domandare perdono. Questa usanza è molto radicata nella loro cultura; il kenson viene applicato anche quando non si ha torto ma si vuole abbassare i toni di una discussione per poter ragionare meglio nonostante le posizioni divergenti.

Hakuto
Takeshi Hakamada, CEO e fondatore di I-Space, ed il suo team. Credit: ispace

Sarebbe opportuno che imparassimo da questo popolo a rivestirci di umiltà, specie quando, e purtroppo ogni volta che un test od una missione non va per il verso giusto questo, ahimè, succede sempre, ci sentiamo in dovere di dire la nostra. Siamo, si è sempre detto, un popolo di commissari tecnici, virologi, strateghi militari, ingegneri aerospaziali. Ma dovremmo fare nostre le parole di Socrate: “io so di non sapere”. È l’unica verità imprescindibile, noi non sappiamo, quindi non possiamo vomitare sentenze solo per appagare il nostro malessere di non sapere.

Un sognatore è uno che può solo trovare la sua strada al chiaro di luna, e la sua punizione è che scorge l’alba prima del resto del mondo”, scriveva Oscar Wilde. Bisogna avere rispetto di chi ha coraggio, aggiungo io. Non per nulla è stata coniata la frase “Per aspera ad astra”, attraverso le difficoltà verso le stelle. E, quindi, Banzai! (diecimila anni! Si usa per dire “Evviva!”) Hakuto! Grande rispetto per tutta la squadra che ieri, chiedendo scusa, facendo Kenson, ci ha messo la faccia ed ha mostrato il suo coraggio di averci provato e di riprovarci l’anno prossimo.

Articolo a cura del nostro amico Roberto Paradiso di “Le Storie di Kosmonautika

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