Per due decenni la navicella spaziale Cassini della NASA ha condiviso le meraviglie di Saturno e della sua famiglia di lune ghiacciate, portandoci in mondi sorprendenti in cui fiumi scorrono verso mari di metano e dove getti di ghiaccio e gas fanno esplodere materiale nello spazio. Ma la sonda Cassini per una parte del viaggio ebbe a bordo un ospite d’eccezione: il lander europeo Huygens, il primo oggetto creato dall’uomo a scendere su un mondo del sistema solare esterno.

Inviata in orbita attorno a Saturno, il pianeta degli anelli, e alle sue numerose lune, Cassini fu una chiave di volta per l’esplorazione del sistema saturniano e delle proprietà dei pianeti gassosi nel nostro sistema solare. L’orbiter Cassini, uno sforzo congiunto della NASA, dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), venne lanciata nell’ottobre 1997 portando con sé la sonda Huygens dell’ESA. Dopo il lancio Cassini contribuì allo studio di Giove per sei mesi nel 2000 prima di raggiungere la sua destinazione, Saturno, nel 2004 e iniziare una serie di sorvoli delle sue lune. La sonda Huygens pesava 335 kg e aveva preso il nome dal fisico olandese Christiaan Huygens (1629-1695) che nel 1655 scoprì, grazie a un telescopio da lui costruito, l’esistenza di Titano, la più grande luna di Saturno.

Huygens venne progettata per studiare l’atmosfera di Titano, comprese le proprietà chimiche, i profili del vento, della temperatura e della pressione da circa 170 chilometri fino alla superficie lunare. La sonda non venne progettata per sopravvivere a lungo dopo l’atterraggio, sebbene gli scienziati non ne avessero escluso la possibilità, tuttavia riuscì a trasmettere dati e immagini per oltre tre ore dopo aver toccato il suolo.

Foto della superficie di Titano, scattata il 14 Gennaio 2005, dopo l'elaborazione con l'aggiunta dei dati degli spettri di riflessione
Foto della superficie di Titano, scattata il 14 Gennaio 2005, dopo l’elaborazione con l’aggiunta dei dati degli spettri di riflessione. Credit: ASA/JPL/ESA/Università dell’Arizona

La discesa su Titano

Il giorno di Natale del 2004 alle 02:00 UTC il lander Huygens, rimasto inattivo per più di sei anni, si separò da Cassini e iniziò la sua fase di avvicinamento della durata di 22 giorni verso Titano. L’ingresso in atmosfera avvenne alle 09:05 UTC del 14 gennaio 2005 e dopo quattro minuti dispiegò il suo paracadute principale di 8,5 metri di diametro.

Un minuto dopo, Huygens iniziò a trasmettere una grande quantità di informazioni a Cassini per più di due ore prima di toccare la superficie di Titano alle 11:38 UTC a una velocità di 4,54 metri al secondo (un impatto simile a quello di una palla lasciata cadere da un metro di altezza).

Un problema nel programma di comunicazione limitò il numero di immagini che Huygens riuscì a trasmettere a Cassini, ridotte da circa 700 a 376. Eppure, con grande entusiasmo degli scienziati planetari sulla Terra, continuò le sue trasmissioni per altre tre ore e 10 minuti durante i quali trasmise una serie di scatti dell’ambiente circostante (224 immagini della stessa visuale).

Huygens sembrò essere atterrata su una superficie simile a sabbia composta da granelli di ghiaccio: le immagini della superficie mostravano una pianura pianeggiante disseminata di ciottoli, oltre a prove di liquidi che avevano agito sul terreno nel recente passato.

Dati successivi confermarono l’esistenza di laghi di idrocarburi liquidi nelle regioni polari di Titano e nell’aprile 2016, l’ESA annunciò che uno dei tre grandi mari di Titano vicino al polo nord, noto come “Ligeia Mare”, è riempito di puro metano liquido, con un fondale ricoperto da un fango di materiale ricco di sostanze organiche.

La NASA tornerà su Titano nel 2034 grazie alla missione Dragonfly, il cui lancio è previsto a giugno 2027, che sarà la prima missione a utilizzare un esploratore dotato di rotore per muoversi in diverse aree della luna.

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