Dati raccolti dalla sonda Messenger nel 2015 hanno fornito prove di tempeste geomagnetiche sul pianeta Mercurio.

Possono altri pianeti avere tempeste geomagnetiche anche se la loro magnetosfera è debole e non hanno una ionosfera come la Terra? Questa domanda ha ora una risposta, secondo una ricerca condotta da un team di scienziati negli Stati Uniti, in Canada e in Cina. Il team di ricerca ha trovato prove che Mercurio ha una corrente ad anello, parte di una magnetosfera, costituita da particelle cariche che scorrono lateralmente a forma di ciambella attorno al pianeta ma che esclude i poli.

La prova è stata ottenuta dai dati ottenuti dalla sonda spaziale Messenger durante la discesa verso il pianeta, alla fine della missione, il 14 aprile 2015.

La magnetosfera terrestre deformata dal vento solare. Credit: NASA

Le interazioni con la Magnetosfera

Una magnetosfera è un sistema di campi magnetici che formano una bolla attorno a un pianeta creata dal suo nucleo interno rotante e carico elettricamente. Sulla Terra questa bolla è grande dalle 6 alle 10 volte il raggio della Terra, con il lato opposto al Sole che si estende come la coda di una cometa fino a 60 volte a causa della forza del vento solare che interagisce con esso.

Questa magnetosfera aiuta a proteggere il pianeta dalle radiazioni di particelle provenienti dal Sole e dal vento solare che è un flusso costante di particelle cariche emanate dalla nostra stella.

Il nostro Sole produce spesso espulsioni di massa coronale (CME), esplosioni di plasma solare che è un gas surriscaldato di particelle cariche. Anche gli altri pianeti del nostro sistema solare, esclusi Venere e Marte, hanno magnetosfere. Quando un CME colpisce la magnetosfera, innesca una tempesta magnetica, ovvero una grave perturbazione del campo magnetico nella magnetosfera di un pianeta. Sulla Terra, una simile tempesta è causa delle aurore boreali e australi.

Ma il team di ricerca ha scoperto, dai dati raccolti, che anche Mercurio ha tempeste magnetiche. La corrente dell’anello di Mercurio era stata compressa dal CME del 14 aprile 2015, aumentando l’energia della corrente presente.

Veduta aerea del pianeta Mercurio ripresa dalla sonda MESSENGER. Credits: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington.

Tuttavia, poiché Mercurio ha un’atmosfera molto sottile, non vengono prodotte aurore, ma le particelle arrivano comunque a colpire la superficie del pianeta.

Sinora sono state riportate solo emissioni nella gamma di raggi X e raggi gamma dalla superficie di Mercurio e non sappiamo se vi siano emissioni in altre gamme di lunghezze d’onda (ad esempio lunghezze d’onda visibili). Questa scoperta potrebbe indicare che anche altri pianeti con magnetosfere, inclusi gli esopianeti, potrebbero manifestare tempeste magnetiche.

I risultati ottenuti da Messenger forniscono un’ulteriore affascinante visione del posto di Mercurio, nell’evoluzione del sistema solare, grazie al suo campo magnetico planetario intrinseco.

Riferimenti: UniverseToday, University Of Alaska