La missione era l’ultimo test prima di tentare l’allunaggio, dopo Apollo 8 (orbita lunare) e Apollo 9 (orbita terrestre e manovre con il LM) la 10 tornava in orbita lunare, e simulava la discesa del LM per testarne la manovrabilità e la sicurezza dei sistemi, in più doveva fare un sorvolo a bassa quota, per valutare i siti di allunaggio candidati a ricevere, successivamente, Apollo 11.

La patch di missione ufficiale.
Credit: NASA

La foto sotto mostra il punto più basso raggiunto durante la discesa, esattamente 15,6 km di altitudine, a 15 km il programma di volo prevedeva la separazione dei moduli di discesa/risalita e il riaggancio con il modulo di comando in orbita.

Apollo 10
Credit: NASA

Una “credenza” inverosimile su Apollo 10

Pur se poco ricordata, questa missione si porta dietro da sempre una vera e propria “leggenda urbana”, una di quelle storielle che, a furia di circolare, arrivano ad essere credute come vere.

La leggenda comincia (probabilmente) con l’interpretazione di alcune interviste, tra cui quelle con l’astronauta Gene Cernan. In una di queste interviste spiega come, durante la discesa, ci erano andati vicinissimi, e che se avessero avuto un poco in più di carburante avrebbero potuto loro stessi allunare.

Tra verità e dovere

Conoscendo un po’ la biografia dei protagonisti, é facile intuire che Cernan stava appena spiegando i parametri di missione. Lui era un amante della velocità e altre cose tipicamente maschili, “gli piaceva un po’ farsi vedere”, vantava di aver raggiunto la massima velocità con il Rover nella missione Apollo 17. Amava dire anche che avrebbe potuto guidare manualmente il Saturno V fino alla Luna, e altre “spacconate”.

Ovviamente lui (e il resto dell’equipaggio) non era per niente uno spaccone, ma oltre ad essere un professionista impeccabile era pur sempre un cowboy. Era il suo tipico stile americano.

La leggenda dice poi che la NASA avrebbe volutamente collocato meno carburante per evitare “problemi”, e che non si fidavano pienamente dei piloti.

Tutto falso, per testare in pieno i sistemi Apollo 10 fu lanciato con carburante e zavorra reali, e non fu necessario minacciare nessuno.

Sorvolo lunare di Apollo 10
Credit: NASA

Il senso del dovere

A quei livelli, solo i migliori potevano ambire ad una missione del genere, e non era nemmeno pensabile ad una insubordinazione di tale livello, i piloti erano ufficiali di formazione militare e, per loro, il senso del dovere non era appena un paio di belle parole.

Seguivano le procedure religiosamente, e potevano modificarle appena in caso di guasti gravi o pericolo imminente, le goliardate erano confinate a pochi episodi, e in nessun caso potevano mettere a rischio una missione che costava miliardi di dollari.

Cernan, Young e Stafford, l’equipaggio di Apollo 10
Credit: NASA

Non era neanche immaginabile un atto del genere, con tutto il mondo che stava seguendo da casa, al rientro avrebbero concluso immediatamente la carriera, e probabilmente sarebbero andati incontro ad un processo militare serissimo.

Il LM “Snoopy”
Credit: NASA

In realtà la missione mise in luce alcuni problemi. Il computer di bordo del LM non riusciva ad accompagnare con i calcoli la fase di discesa, e pure il radar non funzionava a dovere.

Il sorvolo lunare di Apollo 10 e la bellissima Earth Rise.
Credit: NASA

Il LM cominciò ad avvitarsi su se stesso, e ci fu un momento in cui si trovò letteralmente a testa in giù.

Stafford e Cernan (Young rimase in orbita lunare) mostrarono la loro abilità di piloti collaudatori, riprendendo manualmente i comandi.

Questa esperienza fu fondamentale per Apollo 11, che ebbe problemi similari, e a cui si seppe già come affrontarli.

Per Aspera ad Astra

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