Il telescopio spaziale Chandra della NASA ha rilevato centinaia di buchi neri supermassicci precedentemente non identificati.

Confrontando le misure della radiazione elettromagnetica negli spettri ottico e X, i ricercatori hanno individuato circa 400 buchi neri supermassicci precedentemente non identificati. I dati provengono dagli archivi Chandra Source Catalog (prodotto, appunto, dal telescopio spaziale Chandra X-ray Observatory) e Sloan Digitized Sky Survey (SDSS).

Immagini che mostrano gli XBONG nei raggi X (da Chandra) e nella luce ottica (da SDSS). Credits: X-ray: NASA/CXC/SAO/D. Kim et al.; Optical/IR: Legacy Surveys/D. Lang (Perimeter Institute)

La classe a cui appartengono i corpi celesti analizzati ‒ i quali ospitano i buchi neri in questione ‒ è nota come X-ray Bright Optical Normal Galaxy (XBONG): galassie che nello spettro ottico non mostrano le caratteristiche distintive di un cosiddetto quasar (un nucleo galattico attivo estremamente luminoso), al contrario di quanto accade invece guardando ai loro raggi X.

In particolare, l’archivio del Chandra Source Catalog include centinaia di migliaia di sorgenti di raggi X rilevate da Chandra entro i suoi primi 15 anni di attività. I candidati XBONG identificati sono 817, che è più di dieci volte il numero noto prima che Chandra fosse operativo. In particolare, circa la metà di tali galassie contiene i buchi neri appena trovati.

La radiazione raccolta viene emessa dal materiale che, ruotando attorno a ciascun buco nero, raggiunge temperature di milioni di gradi. Nel frattempo, il gas e la polvere che circonda il buco nero bloccano la maggior parte della luce visibile e dei raggi X a bassa energia; risultano, invece, quasi invisibili ai raggi X abbastanza energetici.

Fonte: NASA.

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