Test riuscito per il dimostratore HAX25 in volo su Alphajet: passo chiave del programma Aviolancio per l’accesso spaziale italiano
Nel percorso verso un accesso più economico e flessibile allo spazio, l’Italia compie un passo significativo: è stato recentemente realizzato un test sperimentale con il dimostratore HAX25 montato su un aereo Alphajet negli Stati Uniti. Questo volo rappresenta una tappa cruciale del programma Aviolancio, volto a sviluppare un vettore leggero aviotrasportato.
Il programma Aviolancio: obiettivi e struttura
Il programma Aviolancio, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e coordinato dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), ha l’obiettivo di realizzare un sistema ibrido aviotrasportato capace di mandare in orbita piccoli satelliti. L’idea è offrire un’alternativa più economica e flessibile ai lanci tradizionali, soprattutto per i payload di dimensioni contenute.
Il test in Montana: assetto, obiettivi e risultati
Il dimostratore HAX25, completo dei suoi sistemi (motore, elettronica, telemetria, computer di bordo), è stato collocato sotto l’ala di un Alphajet per riprodurre il profilo di missione e studiare le forze in gioco. Per motivi di sicurezza, l’ossidante del motore è stato sostituito con acqua, evitando così l’accensione ma consentendo la verifica funzionale dell’intero sistema. Secondo le dichiarazioni degli ingegneri, il test ha fornito dati utilissimi per valutare l’affidabilità dei sottosistemi e validare le traiettorie previste.

I protagonisti: chi c’è dietro il progetto
Tra i nomi citati spiccano Lucia Paciucci (IIA-CNR) come project manager, e Pantaleone Carlucci (ISAC-CNR) responsabile tecnico per la trasmissione telemetrica.

In particolare, Carlucci ha presentato il sistema AetherLink, una soluzione di telemetria integrata che permette lo scambio continuo di dati tra il veicolo e le postazioni a terra, installabile su PC standard. Ricordiamo che l’Ingegner Carlucci è stato membro, insieme al colonnello Walter Villadei ed al Tenente colonnello Angelo Landolfi, della missione Virtute-1 che l’Aeronautica Militare Italiana ha svolto, in collaborazione con Virgin Galactic, il 29 giugno 2023 per un volo suborbitale a bordo dello spazioplano VSS-Unity ai cui comandi c’era un altro italiano. il pilota della Virgin Galactic Nicola Pecile.

Il test ha coinvolto anche partner industriali come T4i (vettore), GMV (avionica) e FTR Enterprises (integrazione e operazioni sull’aereo).
Le missioni precedenti e il prossimo passo
Prima del test in Montana, si erano svolte campagne di verifica in Italia (Ancona, giugno 2024) per i sistemi di comunicazione, e in USA (Houston, novembre 2024) con un dummy del razzo. Il successo di questa missione è considerato propedeutico all’“ultima fase di validazione”, che prevede il rilascio del veicolo e il raggiungimento della quota target tra 80 e 100 km.
Implicazioni e prospettive
Se confermati, i risultati di HAX25 aprono la strada ad applicazioni operative per il lancio di piccoli satelliti, con potenziali benefici in ambiti scientifici, commerciali e istituzionali. In più, il buon esito delle prove rafforza il coordinamento nazionale nel settore spazio e consolida il ruolo dell’Italia nell’accesso indipendente allo spazio. Tuttavia, la fase finale sarà decisiva: solo con la validazione completa si potrà parlare di maturità tecnologica e operativa.
I precedenti nel mondo
L’idea di lanciare razzi dallo spazio aereo non è nuova: già negli anni ’90 la Orbital Sciences aveva sviluppato il sistema Pegasus, rilasciato da un aereo L-1011 e capace di mettere in orbita piccoli satelliti. Più recentemente, progetti come LauncherOne della Virgin Orbit (operato con un Boeing 747) hanno ripreso il concetto, pur con alterne fortune. Anche la Russia, con il programma MAKS, e altre agenzie hanno studiato configurazioni simili, attratte dalla possibilità di ridurre i costi e aumentare la flessibilità di lancio.
Conclusione
Il volo sperimentale del dimostratore HAX25 su Alphajet rappresenta un punto fondamentale nel programma Aviolancio italiano. Il successo del test in Montana non solo conferma la validità del design e dei sistemi integrati, ma prepara il terreno per la missione finale verso l’orbita. Un passo avanti nella competizione globale per un accesso più snello e sostenibile allo spazio.
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