Astronauti in ibernazione potrebbero rappresentare il modo migliore per risparmiare sui costi delle missioni. Un’indagine dell’ESA suggerisce che questa tecnica potrebbe davvero rivoluzionare i viaggi nello spazio.

Quando partono per un viaggio nello spazio, gli astronauti vengono equipaggiati con scorte di di cibo e acqua per due anni. Parliamo di 30 kg al giorno per ogni astronauta. In più, dobbiamo considerare le radiazioni a cui sono esposti e alle sfide mentali e psicologiche che li attendono in orbita. Pensare all’ibernazione come chiave per ovviare a tutti questi problemi potrebbe non essere fantascienza. Vediamo perché.

Astronauta
Un astronauta nello spazio. Credit: ESA

Ibernazione: perché è il futuro dei viaggi nello spazio

Far dormire un organismo ci permette di ridurne il metabolismo, spiegano dall’ESA. Gli animali, d’altronde, lo fanno per natura. In questo modo preservano energia preziosa che gli servirà al risveglio per procurarsi il cibo e sopravvivere. Ebbene, ridurre il metabolismo di un equipaggio diretto su Marte consentirebbe agli ingegneri di risparmiare sulla quantità di rifornimenti e sulle dimensioni dell’habitat degli astronauti, rendendo più duratura l’esplorazione spaziale.

Dove c’è vita c’è stress, ricorda un’astronauta dell’ESA. L’ibernazione ridurrebbe al minimo la noia, la solitudine e i livelli di aggressività legati alla reclusione degli astronauti. L’idea di mettere in sonno controllato gli esseri umani si fece largo già negli anni Ottanta. Negli ospedali si era soliti indurre l’ipotermia per ridurre il metabolismo durante interventi chirurgici lunghi e complessi. Gli studi sull’ibernazione potrebbero offrire nuovi potenziali soluzioni per esplorare altri pianeti.

Gli scienziati starebbero suggerendo agli ingegneri di costruire capsule criogeniche per garantire agli astronauti un dolce letargo. Un ambiente tranquillo e con poca luce, una temperatura di circa -10° C e tanta umidità sarebbero l’ideale per cominciare a testare questa incredibile tecnica. Gli astronauti si muoverebbero poco, certo, ma indosseranno indumenti che ne evitino il congelamento. Particolari sensori, infine, misurerebbero costantemente la loro temperatura e frequenza cardiaca.

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