Recensione del primo film girato (in parte) dal vivo nello spazio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale
Premetto: molti avranno visto che la versione, per così dire, occidentale è intitolata The Challenge. Al di là del fatto che la pellicola, per ora, non verrà esportata, la traduzione non è corretta. In russo, di fatti, la parola Вызов vuol dire la chiamata e questo vocabolo, con la trama del film, ha decisamente molto più senso di un’ipotetica Sfida. Non rivelerò nulla, per non togliere il gusto allo spettatore di vedere il film fino alla fine (sono 2 ore e 35 di pellicola). Ecco la recensione del prima film girato, in parte, nello spazio.
Un lavoro lungo
Ho impiegato molti mesi a tradurre i dialoghi, spesso coperti da una colonna sonora studiata per il Dolby Surround ma, alla fine, ci sono riuscito! Confesso che, specialmente verso la fine del lavoro, quando mi ci dedicavo per più tempo, uscivo di casa e vedevo le persone in strada che parlavano coi sottotitoli in cirillico! Ma, anche grazie al lavoro paziente di revisione dell’amico Stefano Mossa di SPF – Spazio Penultima Frontiera, anche gli strafalcioni dovuti in parte alle mie ditone, in parte, alle volte, alla stanchezza, sono stati eliminati.
Dal punto di vista della produzione del film, che ha visto coinvolti il Primo canale della tv di Stato, la stessa Roscosmos ed il gestore di telefonia Megafon, si è trattato di un grande sforzo durato circa due anni dal volo della Sojuz MS-19 all’uscita del film, il 12 aprile 2023 e, precedentemente al lancio, di altrettanti due anni tra la scelta dell’attrice protagonista, avvenuta tramite un concorso pubblico e l’addestramento dell’equipaggio principale, formato dall’attrice protagonista Yulia Peresild, il regista Klim Shlipenko ed il comandante della missione, il cosmonauta Anton Shkaplerov, e di quello di riserva formato dall’attrice Alena Mordovina, dall’ aiuto regista Aleksej Dubin e dal comandante Oleg Artemev.
Il film
La pellicola, ricca di magnifici effetti speciali digitali, relativi alle scene all’esterno della ISS e di spettacolari riprese dal vero, relative alle scene del lancio, del volo della Sojuz, sia alla partenza che al rientro ed alle scene all’interno della sezione russa della ISS, scorre piuttosto piacevolmente. È necessario premettere che, se cercate un film stile Hollyvood, qui non lo troveret, se non in parte.
La filmografia russa ha dei suoi canoni ed anche questo film non sfugge. Se avete visto Saljut-7 storia di un’impresa dello stesso Klim Shlipenko ve ne sarete fatti un’idea. E, quindi, c’è il familiare fin troppo apprensivo, in questo caso la mamma della protagonista che arriva financo a telefonare alla figlia durante i minuti precedenti al lancio e durante l’intervento eseguito in orbita, c’è il burbero che si scioglie come neve al sole, il momento buffo durante l’addestramento, con un collega della protagonista, c’è la storia d’amore e perfino la cosiddetta Teen-story tra la figlia della protagonista, adolescente ribelle ma non troppo, ed un ragazzo anche lui dall’aspetto ribelle ma che alla fine si rivela un tenero orsacchiotto.
Qualche cosa improbabile, a parte il fatto di telefonare durante il lancio e durante l’intervento, c’è; d’altra parte anche il celebratissimo Tom Cruise, che avrebbe voluto passare alla storia come il primo a girare un film nello spazio e che c’è rimasto con un palmo di naso, nei suoi Mission Impossible di cose inverosimili ne fa a bizzeffe. Ma, tutto sommato, il film racconta una storia credibile e probabile. E’ storia di questi ultimi tempi l’invio di un kit per piccola chirurgia sulla ISS a bordo dell’ultima nave cargo Cygnus. Addirittura è stato eseguito un esperimento per la generazione di tessuti artificiali, da utilizzare nello spazio in caso di ustioni.
Nonostante le più di 12 ore di girato a bordo della ISS, mancano del tutto gli altri, cioè i colleghi occidentali. Ed, a parte una bellissima scena dentro l’italianissima Cupola, non ci sono scene nei settori non russi. Sappiamo che l’astronauta americano Mark Vande Hei ha partecipato alla realizzazione del film assistendo il regista-cosmonauta Klim Shlipenko.
Da dire che, a parte possibili problemi in fase di post produzione dovuti alle sanzioni contro la Russia che potrebbero aver fatto revocare alcune liberatorie forse già rilasciate dagli altri astronauti, il film cade durante il mandato come direttore generale di Roscosmos di Dmitri Rogozin il quale non ha mai nascosto un certo sciovinismo, che traspare anche nel film. Insomma, per certi versi, pare che si tratti non tanto della ISS ma di una MIR 2.0!
La trama
Giorni nostri: una normale EVA viene turbata dall’emergenza causata da alcuni detriti spaziali pericolosamente in rotta di collisione con la stazione. Non c’è tempo per far rientrare i cosmonauti all’interno: bisogna accendere i motori della Progress ed innalzare l’orbita della stazione. Solo uno dei due cosmonauti all’esterno, Pjotr Kudryavtsev, interpretato da Pjotr Dubrov, riesce ad agganciarsi stabilmente durante il brusco contraccolpo. L’altro, Oleg Bogdanov interpretato da Oleg Novitskij, subisce un grave trauma toracico nell’accelerazione repentina della ISS.
La situazione del cosmonauta è compromessa: il trauma gli ha causato un’edema che gli impedisce di respirare. Sarà lo stesso Kudryavtsev ad effettuare, con i pochi strumenti di fortuna a bordo, un’incisione per consentire al collega di riprendere una respirazione accettabile. Ma, in quelle condizioni, il povero Bogdanov non è in grado di rientrare sulla terra. Come fare?
Qui entra in scena l’equipe di chirurghi toracici di cui fa parte la bella dottoressa Yelena Belyaeva, interpretata da Yulia Peresild che riceve, appunto, una chiamata (da qui il titolo del film) per tentare di risolvere la compromessa condizione del cosmonauta in orbita e riportarlo sano e salvo a terra. La parte centrale del film vede proprio le vicende personali, sentimentali e professionali di questa squadra di medici nell’affrontare l’addestramento e la selezione per questo volo d’emergenza che vedrà la Belyaeva prevalere solo per la cavalleresca rinuncia del suo collega-amico e qualcosina di più Vladislav Nikolaev.
Cose belle, cose strane e curiosità
Devo dire che la parte medica, anche grazie all’aiuto dell’amico Stefano Mossa che medico è, risulta ben curata, dettagliata e credibile. Stesso dicasi per l’addestramento con le belle scene girate nell’Ilyushin IL-76MDK usato veramente per simulare la condizione di caduta libera tipica dello spazio. I malati cronici come me, avranno modo di gustare le scene nel simulatore della sezione russa della ISS girate a Star City e le scene della centrifuga.
Da libidine il lancio della Sojuz MS-19, l’avvicinamento e l’attracco alla ISS ed il rientro, tutto girato dal vero in HD.
Il nome stesso della protagonista è una citazione: volutamente le si è attribuito il cognome di Belyaeva in onore di Pavel Belyaev comandante della Voshkod-2 grazie al cui coraggio e sangue freddo, la storica missione del 1965 che vide la prima passeggiata spaziale della storia, compiuta da Alexei Leonov poté coronarsi di successo. Una curiosità legata all’attracco alla ISS. Durante la diretta tv si sente distintamente Anton Shkaplerov, che nel film interpreta se stesso, mandare sonoramente a quel paese il regista Shlipenko: con la sua telecamera ed i cavi dell’audio impediva al comandante Shkaplerov di aprire correttamente il portello di attracco.
Una menzione a parte per il regista: penso che meriti un Oscar per la mole di lavoro svolta! Operatore, truccatore, fonico, ovviamente regista e, cosa non da poco, cosmonauta! Altra menzione speciale per il comandante della Sojuz MS-19 Anton Shkaplerov. Che fosse un’eccellente cosmonauta, si sapeva già. Si è rivelato anche un discreto attore partecipando a molte scene interpretate con quella sottile ironia che lo caratterizza. Inoltre, cosa non da poco, nella realtà ha dovuto effettuare, a causa di un malfunzionamento del sistema di avvicinamento ed attracco Kurs-M la manovra manuale, che di solito si esegue di concerto con il primo ufficiale, completamente da solo grazie all’utilizzo di uno speciale telecomando chiamato POVK che duplica le funzioni del pannello posto di fronte al sediolino del primo ufficiale e che consente così al comandante, di intervenire da solo. Un bel lavoraccio che rende ancor più merito a Shkaplerov.
Parlai del dispositivo POVK con Alexandr Misurkin durante l’intervista che mi ha concesso nel luglio 2022. Lo stesso Misurkin si trovò, durante il volo della Sojuz MS-20 con a disposizione lo stesso telecomando poiché trasportò in orbita due turisti: il miliardario giapponese Yusaku Maezawa ed il suo assistente Yozo Hirano. Fu, però, più fortunato poichè non dovette usarlo. Un’altra curiosità è legata al ritratto del Presidente Putin appeso al muro dell’ufficio del Pubblico Ministero con il quale la protagonista s’imbatte durante la storia. Questo ritratto, infatti, ritrae il Presidente nell’atto di fare un gesto d’incitamento, una specie di Daje! in salsa russa (non a caso l’equivalente di Daje in russo si dice Davaij).
Ebbene, non resiste nessun ritratto ufficiale così. E’forse un piccolo esempio di satira politica? Chi lo sa…
Poi, uno dei principali sponsor, il gestore telefonico Megafon si è voluto fare un pò di pubblicità. In una scena uno degli attori comprimari dice “qui non prende nulla… Solo Megafon!”. Un discorso a parte è legato a due frasi pronunciate nel film che hanno dato adito ad una lettura, da parte di qualcuno, polemica. La prima è quando il simpatico collega medico durante l’addestramento a terra, chiede a Shkaplerov se fosse vero che si beve anche l’urina opportunamente riciclata. Il cosmonauta risponde che l’impianto di rigenerazione dell’urina si trova nella sezione americana. Vero ma non del tutto. Nel mio blog ho pubblicato un video in cui la cosmonauta Anna Kikina mostra come funziona l’impianto di rigenerazione dell’acqua che viene recuperata al 100%, quindi anche l’urina. Del resto è diventata famosa la frase di un’astronauta americana che dice che il caffè di oggi sarà il caffè di domani. Quindi perchè dire una cosa inesatta? Forse per accontentare il Rogozin, chi lo sa.
La seconda è quando il collega-amico-probabile fidanzato Nikolaev dice: “Sono sessant’anni che andiamo nello spazio e non siamo mai andati a più di 400 km di distanza”. Perchè faccio questa precisazione? Perchè un noto blogger, che stimo e seguo, qualche mese fa si è fatto prendere un pò la mano facendo una recensione del film basandosi su sottotitoli generati da un traduttore automatico. A questa frase ha ritenuto che si sia voluto sollevare un dubbio sullo sbarco sulla Luna.
In realtà, e per questo mi ci sono voluti mesi per fare la traduzione dei sottotitoli, la frase va letta inquadrandola nel contesto del discorso che i due stavano facendo, cosa che un traduttore automatico non è in grado di fare. Parlando del fatto di dover eseguire un intervento chirurgico in condizioni estreme, nello spazio ed in situazione di caduta libera, il Dottor Nikolaev ha detto che “Sono sessant’anni che andiamo nello spazio e non siamo andati a vivere a più di 400 km di distanza” per significare che tentare un’intervento in orbita era una situazione forse ancora troppo al di sopra delle possibilità della tecnologia umana. Nessuna ipotesi complottista dunque.
In conclusione
A me nel complesso è piaciuto, le due ore trascorrono piacevolmente e, personalmente, ho molto gradito le scene pre volo specie quella nella steppa kazaka con cammelli e dromedari, animali che adoro. Tecnicamente è fatto molto bene e, al netto delle peculiarità delle storie in salsa à la russe, anche qui da noi sono sicuro che avrebbe un buon successo. A questo punto vi lascio alla visione del film che su molte piattaforme online in lingua russa si riesce a trovare. Vi fornisco il link dei sottotitoli in modo che possiate apprezzare l’opera, che a mio avviso, ripeto, meriterebbe di essere diffusa a livello internazionale, sperando che, prima o poi, ne venga realizzata una versione italiana.
Io mi offro volontario per l’adattamento dei dialoghi!