L’equipaggio della missione Apollo 12 aveva molta meno pressione addosso rispetto a quello che andò sulla Luna per la prima volta. Nonostante questo, l’allunaggio non fu proprio una passeggiata.

Il secondo sbarco americano sulla Luna, avvenuto il 19 novembre del 1969, è stato meno drammatico del primo. Pensate che appena sceso in superficie, il comandante della missione Apollo 12 esclamò: “Amico, questo potrebbe essere stato piccolo per Neil (Armstrong, ndr), ma è un grande passo per me”. A dirlo era stato Peter Conrad, il Neil Armstrong dell’Apollo 12. Gli Stati Uniti avevano realizzato l’impresa impossibile di camminare sulla Luna appena quattro mesi prima. La missione era stata un successo e si era così deciso di posticipare il lancio di Apollo 12 di circa due mesi.

L’equipaggio dell’Apollo 12: Richard F. Gordon Jr., Charles Conrad Jr. e Alan L. Bean. Credit: NASA

I problemi durante il lancio dell’Apollo 12

Non c’è dubbio che sui libri di storia sia finita la missione Apollo 11, ma quella seguente è stata a dir poco al cardiopalma. Viaggiare nello spazio era ancora considerata un’impresa pericolosa, fatto sta che molti meno spettatori seguirono il lancio di Apollo 12. In più, l’astronauta Alan Bean aveva distrutto la fotocamera a colori che l’equipaggio si era portato dietro, dopo averla puntata accidentalmente verso il sole. Sulla Terra si potevano solo seguire le loro conversazioni audio. Non potendo quindi mandare in onda immagini reali della passeggiata sulla Luna dell’Apollo 12, le reti televisive decisero di far travestire attori da astronauti che simulavano l’allunaggio in studio. Una decisione, questa, che non fece altro che alimentare teorie cospirazioniste sulla veridicità degli allunaggi.

Conrad, Bean e Gordon avevano meno pressione addosso rispetto ad Armstrong e co., ma dovettero comunque fare i conti con una serie di inconvenienti che resero la missione più difficoltosa del previsto. L’equipaggio fu lanciato da Cape Canaveral in una giornata piovosa di novembre. Il razzo venne colpito due volte da un fulmine, ma per fortuna la missione si svolse senza intoppi, fino all’allunaggio del 19 novembre.

Che fine hanno fatto gli astronauti che sono andati sulla Luna

A differenza degli astronauti dell’Apollo 11 (Armstrong e Aldrin si erano avventurati fuori per meno di tre ore), Conrad e Bean fecero due viaggi all’esterno del lander, trascorrendo quasi otto ore ad esplorare la superficie lunare. Da quel giorno la NASA ha inviato altre cinque missioni sulla Luna, dopo Apollo 12. Tutti questi altri viaggi hanno riscosso meno interesse nell’opinione pubblica rispetto al primo, ad eccezione di Apollo 13, divenuto famoso per la celebre frase “Houston, abbiamo un problema”. Come la maggior parte degli astronauti delle missioni Apollo, Conrad, Bean e Gordon hanno visitato la Luna una sola volta. Conrad è morto in un incidente in moto nel 1999. Gordon e Bean sono morti, rispettivamente, nel 2017 e 2018, a ottant’anni passati. Dei 12 uomini che hanno camminato sulla Luna, solo quattro sono ancora vivi.

Le prossime storie saranno raccontate da coloro che sono rimasti, grazie a trascrizioni e filmati rovinati. Ce ne sono un sacco: è evidente che dopo Apollo 12 gli astronauti abbiano gestito le telecamere con un po’ più di attenzione.

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