Grazie ad uno strumento installato sulla Stazione Spaziale Internazionale, la NASA è riuscita a mappare i luoghi delle più grandi emissioni di metano della Terra.

Avete tutti sentito parlare di metano: è un potente gas serra che compone l’atmosfera di pianeti come Urano e Nettuno. Sulla Terra, è un elemento utile anche per scaldarci e una parte di questo viene prodotto in modo naturale. Gran parte del metano che abbiamo accumulato nell’atmosfera terrestre, però, deriva dai processi industriali innescati dall’uomo. Il problema è che troppo metano rischia anche di scaldare eccessivamente la nostra atmosfera.

Un pennacchio di metano lungo 3,2 chilometri scoperto nel New Mexico (Usa). Credit: NASA

Un potente occhio nel cielo per aiutarci a combattere le emissioni

La NASA ha utilizzato uno strumento orbitale progettato per studiare gli effetti della polvere nell’aria e quindi i cambiamenti climatici. Si chiama EMIT ed è stato installato sulla Stazione Spaziale Internazionale a luglio: grazie ad uno spettrometro per immagini, è riuscito a identificare i luoghi da dove provengono le più grandi emissioni di metano della Terra. Il dispositivo ha scoperto più di 50 “super-emettitori” di questo potente gas serra in Asia Centrale, Medio Oriente e Stati Uniti Occidentali.

Questi hotspot includono gli impianti di raffinazione ed estrazione di petrolio e le più grandi discariche terrestri. Questo studio aiuterà gli scienziati a determinare se la polvere che si sta accumulando nell’atmosfera possa essere in grado di intrappolare o deviare il calore del Sole e se contribuirà al riscaldamento o al raffreddamento del pianeta. Rispetto alla CO2, che rimane nell’atmosfera per secoli, il metano “sopravvive” per circa un decennio: questo significa che la riduzione delle emissioni di metano avrebbe un impatto più immediato sul riscaldamento globale e quindi sui cambiamenti climatici.

Riferimenti: NASA

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