Per la prima volta gli scienziati sono stati in grado di simulare l’impatto dell’asteroide che estinse i dinosauri, 66 milioni di anni fa.

I ricercatori hanno simulato lo tsunami creato dall’asteroide che spazzò via i dinosauri, 66 milioni di anni fa. Credit: Università del Michigan

Sessantasei milioni di anni fa, un asteroide largo quasi 15 chilometri si scontrò con la Terra, innescando un’estinzione di massa che spazzò via la maggior parte dei dinosauri e tre quarti delle specie animali e vegetali del pianeta. Ora sappiamo che anche il cosiddetto asteroide Chicxulub ha generato un enorme “megatsunami” con onde alte più di un chilometro e mezzo.

Nello studio, pubblicato su AGU Advances, gli scienziati sono stati in grado di ricostruire digitalmente l’impatto dell’asteroide e il successivo tsunami che ha provocato inondazioni in tutto il mondo. Oltre ad aiutarci a mettere insieme i pezzi sulla fine dei dinosauri, questa ricerca offre preziose informazioni sulla geologia della Terra alla fine del Cretaceo.

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“Come un sasso in una pozzanghera”

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Quattro ore dopo l’impatto dell’asteroide nel Golfo del Messico, poco a nord di quella che attualmente è la penisola dello Yucatán. Credit: Da Range et al. in AGU Advances, 2022)

Dopo l’impatto dell’asteroide, l’inondazione si sarebbe sviluppata in due fasi: ci sarebbe stata un’onda d’urto iniziale e onde successive che si sarebbero propagate in tutto il pianeta. “È come quando fai cadere un sasso in una pozzanghera” – dice Molly Range, scienziata dall’Università del Michigan e autrice dello studio – “c’è prima uno spruzzo iniziale e poi si formano dei cerchi tutto intorno sull’acqua”.

Ebbene, queste onde potrebbero aver raggiunto un’altezza di quasi un chilometro e mezzo, e questo prima che lo tsunami iniziasse davvero a propagarsi. Dopo i primi 10 minuti dall’impatto, tutti i detriti rilasciati nell’aria dall’asteroide hanno smesso di cadere nel Golfo del Messico e si sarebbero sparsi negli oceani a causa di queste immense onde.

Alla velocità di un aereo di linea

È più o meno il periodo in cui lo tsunami ha iniziato a correre attraverso l’oceano alla velocità di un aereo di linea. Il Nord America e la costa settentrionale dell’Africa hanno visto facilmente onde di 8 metri e dato che non c’erano terre fra il Nord e il Sud America, l’onda si è propagata anche nel Pacifico.

Per ricostruire il megatsunami gli scienziati hanno usato un idrocodice, un programma tridimensionale al computer che simula il comportamento dei fluidi.

Riferimenti: AGU Advances

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