Dopo essere stato installato per la prima volta a New York nel 2020, l’orologio climatico è apparso anche a Roma, in Kazakistan, in Corea e a Glasgow. Il conto alla rovescia per raggiungere le emissioni zero e salvare il pianeta è cominciato.

L’orologio climatico non è altro che un orologio digitale con un conto alla rovescia che indica quanto tempo ci resta prima che si raggiunga il punto di non ritorno, ovvero una crisi climatica irreversibile per l’intero pianeta. È apparso per la prima volta a New York il 19 settembre 2020, sulla facciata di un palazzo di Union Square. L’obiettivo è smuovere le coscienze attraverso un countdown che mostri senza mezzi termini il poco tempo che ci resta. Si tratta di una delle campagne climatiche più dinamiche al mondo, incentrata sul fatto di dover raggiungere le zero emissioni entro un certo limite di tempo. L’orologio, infatti, ci mostra cosa dobbiamo fare entro quando, ponendo l’attenzione dell’opinione pubblica sulla crisi climatica e la salvaguardia del nostro pianeta.

Dal primo lancio di New York, i cosiddetti Climate Clock sono sorti in tutto il mondo: dal Chiapas al Kazakistan, dalla Corea a Glasgow e di recente anche a Roma.

Una manifestante mostra un prototipo in scala dell’orologio climatico. Credit: climateclock.

Non c’è più tempo

La scienza, d’altronde, è sempre stata molto chiara: siamo in una piena emergenza climatica. Decenni di emissioni incontrollate minacciano di devastare i sistemi naturali da cui dipende l’umanità, condannando la prossima generazione (e quelle a venire). L’orologio climatico ci dice che per avere una possibilità di rimanere sotto la soglia critica di riscaldamento di 1,5° C, dobbiamo raggiungere le emissioni zero in meno di 7 anni. Non dobbiamo più fingere di avere più tempo di quello che abbiamo.

Il 2020 è stato uno degli anni più caldi degli ultimi 141 anni e ciò che potrebbe accadere nel prossimo futuro è una catastrofe climatica senza precedenti. L’innalzamento del livello dei mari, gli incendi sempre più diffusi, le alluvioni, la siccità e le ondate di calore estremo sono solo una piccola parte rispetto a quello che potrebbe accadere al nostro pianeta se non facciamo subito qualcosa. Sapere quanto manca al momento critico può quindi essere un valido strumento per sensibilizzare le persone a fare la loro parte.

Affinché si verifichi un cambio di rotta, non basta fare il nostro. Serve che anche la politica metta nero su bianco quello che gli scienziati chiedono da tempo.

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