La superficie della Luna è caratterizzata dalla presenza della regolite. Ma qual è la struttura interna del satellite?

I sismografi installati sulla Luna dagli astronauti nel corso delle varie missioni “Apollo” hanno permesso di stabilire che il satellite terrestre risulta essere contraddistinto da una struttura simile a quella terrestre. Ad involucri concentrici. Precisamente, al sotto della crosta anortositica più sottile, il cui spessore medio è di 60 km, si troverebbero:

  • Un mantello;
  • Un nucleo.

Lo spessore della crosta è più esiguo e meno spesso nell’emisfero visibile sulla Terra rispetto a quello sempre nascosto.

Sismografo
Sismografo installato dagli astronauti della missione Apollo 11. Credit: NASA

Come mai?

Questa curiosa differenza è dovuta all’atto della differenziazione primordiale, avvenuta e generata quando entrambi i corpi celesti “entrarono in simbiosi”, divennero cioè un sistema vincolato in termini di gravitazione. Il differente e variabile spessore della crosta dipende dalla rotazione sincrona della Luna: significa che quest’ultima volge alla Terra sempre la medesima faccia. Tuttavia non è chiaro ancora quale dei due fenomeni abbia innescato l’altro.

Struttura interna
Struttura interna della Luna. Credit: Kelvinsong

Il mantello è invece spesso circa 1000 km ed è composto da diverse zone.

Nello specifico:

  • Il mantello superiore “kreep” (acronimo di K = potassio, ree = Rare Earth Elements vale a dire le terre rare, P = fosforo);
  • Il mantello medio;
  • Il mantello inferiore.

Il nucleo invece, il cui raggio è di circa 600 km, sembrerebbe comportarsi come un fluido.

I sismografi, inoltre, hanno fornito altresì informazioni inerenti ai lunamoti, deboli sismi generati forse da:

  • Impatti meteoritici;
  • Modesti movimenti tettonici;
  • Contrazioni e dilatazioni crostali;
  • Effetti mareali.
Luna
La Luna. Credit: LRO

Ritornando alla parola “kreep”, nei bacini lunari più vasti (in superficie) sono stati rinvenuti i basalti noritici che sono appunto ricchi in potassio, fosforo e terre rare. I basalti suddetti proverebbero secondo alcune ipotesi dagli strati più profondi e sarebbero stati proiettati in superficie dagli impatti più violenti degli asteroidi dalle maggiori dimensioni. L’effetto dell’impatto sarebbe quello di aver generato il bacino e al contempo di aver prodotto calore che a sua volta avrebbe causato la risalita e fuoriuscita del magma che avrebbe infine, una volta solidificatosi, riempito il bacino stesso.

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