Un nuovo studio ha verificato le opportunità di lancio per la missione Uranus Orbiter and Probe che porterà nel prossimo decennio una sonda sul pianeta Urano.
Quali metodi possono essere impiegati per inviare una sonda spaziale su Urano nonostante l’immensa distanza dalla Terra? È questo l’obiettivo di un recente studio presentato alla 56a Conferenza di Scienze Lunari e Planetarie, in cui un team di scienziati sta studiando metodi per ridurre i tempi di viaggio verso il secondo pianeta più distante dal Sole. Questo studio ha il potenziale di aiutare scienziati, ingegneri e pianificatori di missioni a sviluppare tecniche innovative e a basso costo per i viaggi nello spazio profondo, conducendo al contempo ricerche all’avanguardia. Per lo studio, i ricercatori hanno valutato come la missione Uranus Orbiter and Probe (UOP) pianificata dalla NASA, il cui lancio è attualmente previsto non prima del 2031, potrebbe raggiungere Urano utilizzando la tecnologia odierna e con un lancio in qualsiasi anno.
Complicazioni
La flessibilità di lancio sarebbe fondamentale perché l’attuale piano della missione UOP prevede che la sonda esegua un’accelerazione gravitazionale non prima del 2035 e che raggiunga Urano non prima del 2044. Tuttavia, gli autori osservano che motivi di budget potrebbero compromettere questo piano di missione posticipando la data di lancio, motivo per cui lo studio sostiene la necessità di un calendario di lancio più flessibile.
Lo studio discute innanzitutto le difficoltà di inviare una sonda verso Urano rispetto a Giove e Saturno, pianeti che sono stati esplorati da diverse sonde, mentre Voyager 2 rimane l’unica sonda ad aver visitato Urano. Queste difficoltà includono la distanza: mentre la distanza tra la Terra e Giove e Saturno è rispettivamente di 724 milioni di chilometri e 1557 milioni di chilometri, la distanza tra la Terra e Urano è di 3 miliardi di chilometri, ovvero più del doppio della distanza da Saturno e quasi cinque volte quella da Giove.
Oltre alla distanza, i ricercatori sottolineano le difficoltà fisiche e geologiche di inviare una sonda verso Urano, tra cui la differenza tra i suoi anelli e l’inclinazione assiale laterale di Saturno e Urano.
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Una combinazione di tecnologie

Per quanto riguarda le modalità con cui la sonda UOP potrebbe raggiungere Urano, lo studio discute di come sia possibile raggiungere il pianeta con le tecnologie odierne, tra cui la propulsione chimica, i lanciatori superpesanti e la propulsione solare elettrica. Lo studio sottolinea che una combinazione di queste caratteristiche potrebbe consentire l’arrivo su Urano dalla Terra in meno di 14 anni, trasportando oltre 4.000 chilogrammi. Per contestualizzare, la Voyager 2 della NASA, che è l’unica sonda spaziale ad aver visitato Urano, aveva una massa stimata al lancio di 722 chilogrammi e impiegò 7 anni grazie a una fortunata posizione dei pianeti.
Lo studio accenna brevemente alle lune di Urano, in merito alla difficoltà di esplorarle a causa dell’inclinazione dell’orbita di Urano e delle orbite delle sue lune. Tuttavia, le lune di Urano, che sono 28 in totale, potrebbero fornire informazioni scientifiche chiave sulla formazione e l’evoluzione dei pianeti e sul loro potenziale di abitabilità, poiché diverse delle lune più grandi di Urano mostrano prove di oceani sotterranei presenti o presenti in epoche remote. Le cinque lune più grandi di Urano, dalla più grande alla più piccola, sono Titania, Oberon, Ariel, Umbriel e Miranda; tutte, tranne Miranda, mostrano prove di strati oceanici basati su modelli computerizzati.
Sebbene la Voyager 2 rimanga l’unica sonda ad aver visitato Urano, avvenuta nel gennaio 1986, quel breve sorvolo continua a fornire agli scienziati dati utilizzati ancora oggi, tra cui il recente confronto tra il criovulcanismo sul pianeta nano Cerere e il potenziale criovulcanismo su Umbriel e Oberon. Pertanto, se dati risalenti a quasi 40 anni fa vengono utilizzati per aiutare gli scienziati a comprendere meglio Urano e le sue lune, una futura missione come UOP potrebbe fornire informazioni ancora più approfondite sulla possibilità che queste lune possano avere oceani sotterranei, oltre alla vita come la conosciamo.
Per saperne di più
- Leggi l’articolo originale su Universe Today
- Leggi il paper scientifico intitolato “Robust Access to Uranus in 2030s” e presentato alla 56^ Lunar and Planetary Science Conference