Una recente ricerca mostra come il ruolo delle stagioni su Titano lo avrebbe reso molto più simile alla Terra rispetto a quanto si pensasse in precedenza. Ecco tutti i dettagli di questa affascinante scoperta.

Titano è una delle principali lune di Saturno e uno dei posti, nel sistema solare, più adatti ad ospitare vita microbica. Questo corpo celeste, infatti, assomiglia molto alla Terra vista dallo spazio, dato che possiede fiumi, laghi e mari arricchiti dalle precipitazioni che si formano nella densa atmosfera. Sebbene questi paesaggi possano sembrare familiari, sono composti da elementi totalmente diversi, rispetto a quelli a cui siamo abituati sulla Terra. Fiumi di metano liquido scorrono attraverso la superficie ghiacciata di Titano, mentre venti di azoto creano dune di sabbia fatte di numerosi idrocarburi. Una vera miniera energetica, insomma!

Ecco tre foto scattate dalla sonda Cassini durante gli ultimi tre sorvoli di Titano, fra il 2005 e il 2006. Credit: NASA

Perché questo corpo celeste è così simile alla Terra

Il geologo Mathieu Lapôtre dell’Università di Stanford ha cercato di capire come si sono formate le dune e i terreni labirintici che abbiamo visto su Titano. Ebbene, il suo modello prevede che siano i cicli stagionali a guidare il movimento dei granelli sulla superficie. La sfida, però, era capire come mai i composti organici di base, molto più fragili dei granelli di silicato della Terra, potessero formare strutture solide anziché volare via come polvere.

Dovete sapere, infatti, che sulla Terra le rocce e i minerali di silicato si erodono con il passare del tempo. I granelli vengono trasportati dal vento e si depositano in strati di sedimenti che, con il calore delle falde acquifere, si ritrasformano di nuovo in roccia. Ma su Titano le cose non sembravano andare così.

Gli scienziati hanno utilizzato i dati di Cassini per spiegare le tre diverse fasce di formazioni geologiche presenti su Titano. Ci sono dune vicino l’equatore, pianure a latitudini medie e intricati terreni labirintici vicino ai poli. Hanno scoperto che questi granelli di sabbia vengono trasportati dall’equatore a medie latitudini, dove avverrebbe la sinterizzazione vera e propria (processo secondo il quale particelle di polvere che, se scaldate, si avvicinano e si saldano). È qui che si vengono a creare i granelli più grandi, che si trasformano poi nel substrato roccioso che contraddistingue le affascinanti pianure di Titano.

Riferimenti: https://news.stanford.edu/2022/04/25/scientists-model-landscape-formation-titan/