Recenti analisi sulle calotte polari hanno evidenziato i segni di una violentissima tempesta solare avvenuta 9200 anni fa.

Per decenni, i climatologi e gli scienziati della Terra hanno utilizzato gli strati delle calotte glaciali nell’Artico e nell’Antartico per comprendere meglio la storia climatica della Terra. Data la sensibilità al Sole della nostra atmosfera e del clima, queste calotte di ghiaccio sono anche un importante archivio delle attività solari. In una recente analisi delle calotte di Groenlandia e Antartide, un gruppo di ricerca guidato dall’Università di Lund in Svezia ha trovato prove di una violentissima tempesta solare avvenuta circa 9.200 anni fa, quando si credeva che l’attività solare fosse in una delle fasi più “tranquille”.

Il Sole è assolutamente essenziale per la maggior parte della vita sulla Terra e per i processi che ne garantiscono l’abitabilità. Tuttavia, c’è un rovescio della medaglia in questa relazione, che si presenta con il ciclo delle macchie solari: un periodo di 11 anni in cui il numero e la posizione delle macchie sulla superficie del Sole aumenta e diminuisce. Durante i periodi di massima attività delle macchie solari – detta massimo solare – la superficie del Sole diventa più energetica, con conseguente aumento del vento solare e dei brillamenti solari occasionali.

Quando questi raggiungono l’atmosfera terrestre possono portare a tempeste geomagnetiche che hanno un grave impatto sull’infrastruttura terrestre, come interruzioni di corrente e disturbi delle comunicazioni. Sviluppando modelli predittivi che potrebbero anticipare queste attività del Sole, si potrebbero creare sistemi di allerta avanzati che consentirebbero di farci trovare in caso di emergenza.

Ma prevedere le tempeste solari non è un compito facile.

L’imprevedibilità del Sole

Attualmente si ritiene che le tempeste solari siano più probabili durante il massimo solare.

Tuttavia, secondo lo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Lund, questo potrebbe non essere sempre vero nel caso di tempeste particolarmente grandi. Durante lo studio di campioni di trivellazione raccolti dalla Groenlandia e dall’Antartide sono state scoperte tracce di una massiccia tempesta solare che ha colpito la Terra durante una delle “fasi passive” del Sole. Il team ha trovato picchi di isotopi radioattivi – berillio-10 e cloro-36 – che sono prodotti da particelle cosmiche ad alta energia associate a queste tempeste.

Sole
Brillamento solare osservato il 12 giugno 2015. Credit: Credit: NASA/SDO

Questa è stata una scoperta sorprendente poiché l’evento che ha creato questi isotopi si è verificato circa 9125 anni fa (all’incirca nel 7176 a.C.) durante il “neolitico”, un’era storica in cui l’umanità stava passando dalla caccia all’agricoltura e all’allevamento.

Le implicazioni di questa scoperta potrebbero essere immensamente significative quando si tratta di mitigare il pericolo rappresentato dalle tempeste solari. Se oggi si verificasse una tempesta della stessa magnitudo, avrebbe conseguenze devastanti per la Terra e nell’esplorazione dello spazio. Oltre a provocare interruzioni di corrente in tutto il pianeta, disabilitare le comunicazioni e mettere in pericolo il controllo del traffico aereo, danneggerebbe i satelliti e renderebbe molto difficile comunicare con gli astronauti o nelle missioni extraplanetarie.

Sapere come e quando possono verificarsi (indipendentemente dal ciclo delle macchie solari) è essenziale per garantire che le persone e le infrastrutture (che siano qui sulla Terra o nello spazio) non corrano pericoli.

I ricercatori segnalano che queste enormi e imprevedibili tempeste non sono attualmente incluse nelle valutazioni dei rischi. Pertanto è di estrema importanza analizzare cosa potrebbero significare questi eventi per la tecnologia odierna e sulle contromisure che possiamo mettere in atto.

Riferimenti: