La donna che ha spiegato le stelle

Spesso la scienza dà popolarità alla parte maschile della ricerca: la infinita querelle tra la parità di diritti aveva quasi fatto dimenticare una delle donne più illustri degli inizi del ventesimo secolo, Cecilia Payne-Gaposchkin. Diventa astrofisica in un’epoca in cui era realmente difficile, per una donna, emergere nella ricerca scientifica.

Cecilia nasce a Wendower, Inghilterra, il 10 maggio del 1900.

Dopo gli studi preliminari si trasferisce, nel 1923, negli Stati uniti dove, due anni dopo, si laurea ad Harvard in Astrofisica, con la tesi intitolata:

“Stellar Atmospheres, A Contribution to the Observational Study of High Temperature in the Reversing Layers of Stars”.

La scoperta

Applicando l’equazione di ionizzazione creata dal fisico indiano Meghnad Saha e incrociando i dati per due anni, Cecilia alla fine scoprì di cosa erano fatte le stelle: idrogeno ed elio.

Grazie a Lei e ai suoi studi sappiamo che esiste una forte correlazione tra la classe spettrale e la temperatura delle stelle, nella sua tesi spiegava come l’idrogeno fosse il combustibile principale del Sole, cioè il 90% del suo totale. La ricerca rivoluzionaria di Cecilia incontrò vari ostacoli, la comunità scientifica internazionale credeva che il Sole fosse un nucleo di ferro incandescente, lo stesso che si trova al centro della Terra.

Il mentore disonesto

Il suo consigliere all’epoca, l’astronomo Henry Norris Russell, pensò che la conclusione della scienziata fosse sbagliata e non divulgò la scoperta della ricercatrice. Quattro anni dopo, Russell raggiunse lo stesso risultato e pubblicò la conclusione, menzionando brevemente il lavoro di Payne-Gaposchkin. Ingiustamente ebbe il credito totale sulla scoperta, che fu riconosciuta a Cecilia solo in un secondo tempo.

Il Sole
Credit: SDO (Solar Dynamic Observatory ) -NASA

Pur con una carriera non facile Cecilia Payne ci ha lasciato una eredità considerevole, le sue opere sono diventate, pur tardivamente, punto di riferimento per la comunità scientifica internazionale.

Nel 1956 riceve, con assoluto merito, la cattedra di Harvard, continuerá la sua opera di ricerca in osservatorio fino alla fine dei suoi giorni, nel 1979.

Opere

  • “Stars of High Luminosity” (1930)
  • “Variable Stars” (1938)
  • “Variable Stars and Galactic Structure” (1954)
  • “Introduction to Astronomy” (1956)
  • “The Galactic Novae” (1957)
  • “Cecilia Payne-Gaposchkin : an autobiography and other recollections” (1984, ed. Katherine Haramundan)

Per Aspera ad Astra

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