Sono tra gli oggetti artificiali più lontani dalla Terra e hanno da poco varcato i confini del Sistema Solare. L’obiettivo della NASA era informare eventuali civiltà intelligenti della nostra presenza.

In pochi si sarebbero aspettati, nel 1977, che a distanza di oltre quarant’anni le due sonde del programma spaziale Voyager fossero ancora funzionanti, oltre i confini del Sistema Solare. Vennero lanciate a distanza di circa due settimane (20 agosto e 5 settembre) con l’obiettivo di esplorare il Sistema Solare esterno. Nella fase iniziale del programma, entrambe sono passate vicino ai giganti gassosi Giove e Saturno. La Voyager 2, in particolare, è stata anche in grado di effettuare un passaggio ravvicinato con Urano e Nettuno, prima di raggiungere i confini del Sistema Solare. Una delle peculiarità di queste sonde è che su entrambe la NASA ha installato un disco placcato in oro nel caso una civiltà extraterrestre le avesse trovate. Cerchiamo di capire cosa c’è scritto.

Il disco d’oro montato sulle sonde Voyager. Credit: NASA.

Il Voyager Golden Record, spiegato

L’obiettivo degli ingegneri della NASA era far sapere della presenza della Terra (e quindi degli esseri umani) a civiltà extraterrestri molto distanti da noi. Si decise, quindi, di dotare le due sonde Voyager di un disco registrato, placcato in oro, contenente immagini e suoni del nostro pianeta. Questi contenuti, fra l’altro, vennero selezionati da un team presieduto nientemeno che da Carl Sagan. Ma cosa potremmo mai avere in comune con una civiltà di altri mondi e altre epoche che riuscisse ad appropriarsi di questa sonda? Come sarebbe possibile comunicare con loro? Con un linguaggio universale: la scienza.

Analizziamo il disco, realizzato in rame placcato in oro con un diametro di 30 cm. La copertina è in alluminio e su di essa si trova un campione ultra puro dell’isotopo uranio-238. Ma cosa c’è scritto?

L’installazione dei dischi d’oro sulle sonde Voyager, nel 1977. Credit: NASA.

L’idrogeno è l’elemento più diffuso nell’universo: l’elettrone in un atomo di idrogeno cambia senso di rotazione con un ritmo costante. In pratica dovete immaginare gli atomi di idrogeno come piccoli orologi naturali. In questo modo abbiamo un’unità di tempo in comune con gli extraterrestri. Poi c’è l’indirizzo del mittente (i segmenti che si intersecano in un unico punto, per capirci). Alcuni sono più lunghi di altri. Sono pulsar, stelle di neutroni che ruotano velocemente ed emettono impulsi regolari di onde radio. Una specie di orologio, insomma. Il Sole è al centro di questo diagramma e le linee indicano le 14 pulsar più vicine alla nostra stella. Ognuna ha una sua frequenza, che si può calcolare tramite il “tic-tac” dell’atomo di idrogeno precedente.

Poi ci sono i suoni registrati sul disco: saluti di bambini e bambine in tutte le lingue del mondo. E poi il discorso del presidente degli Stati Uniti Carter, le prime parole di una madre a un neonato, le onde cerebrali di un essere umano e il suono di una pulsar. Informazioni preziose, che lasciano un’impronta indelebile del passaggio degli esseri umani sulla Terra.

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