La sonda, che ha da tempo attraversato i confini del Sistema Solare, ha rilevato un ronzio costante di gas interstellare. Voyager 1 è uno degli oggetti più lontani tra quelli creati dall’uomo e, soprattutto, funziona ancora.

Sono trascorsi 44 anni da quando le due sonde Voyager della NASA sono state lanciate nello spazio. A distanza di decenni, il velivolo continua a trasmetterci dati preziosi, specialmente adesso che ha varcato i confini dello spazio interstellare.

La cosa che sorprende di più è che la sonda funzioni ancora. I suoi strumenti, nei giorni scorsi, hanno captato un ronzio costante di gas interstellare, quella che gli astronomi chiamano “frequenza di plasma”. In pratica si tratta di un’oscillazione (o più) della densità elettronica nei mezzi conduttori, come ad esempio i metalli, nella banda di radiazione ultravioletta.

Una raffigurazione delle sonde più distanti dalla Terra. Credit: Pixabay / CC0 Public Domain

I nuovi dati trasmessi dalla sonda Voyager 1 della NASA

Come potete immaginare, i dati che la sonda ci sta trasmettendo da oltre i confini del Sistema Solare impiegano molto tempo per arrivare sulla Terra. Ben 14 miliardi di chilometri circa di distanza separano la Voyager 1 dal nostro pianeta. Ebbene, è stata la dottoressa Stella Koch Ocker, una studentessa di dottorato in astronomia della Cornell, a chiarire la scoperta. Ha detto che la sonda avrebbe rilevato, grazie ai suoi strumenti, un “debole e persistente ronzio di gas interstellare”. E ha aggiunto che tale ronzio sarebbe “debole e monotono, proprio perché si trova in una larghezza di banda con una frequenza molto stretta”.

Questa nuova scoperta sta permettendo agli scienziati di capire come il mezzo interstellare interagisca con i venti solari, e come l’eliosfera (ovvero la cosiddetta bolla protettiva che circonda il nostro Sistema Solare) venga modellata e modificata da un ambiente per noi del tutto sconosciuto.

Cosa sappiamo del “ronzio” captato dalla sonda Voyager 1 nello spazio interstellare

Lanciata a settembre del 1977, la sonda della NASA, Voyager 1, ha prima volato verso Giove (1979) e poi si è diretta verso Saturno (1980). La sonda viaggia a circa 38mila miglia orarie e ha attraversato i confini del Sistema Solare nell’agosto del 2012. La sua velocità di comunicazione è diminuita da 160 bit al secondo a circa la metà. Dopo essere entrata nello spazio interstellare, il sistema per il rilevamento delle onde al plasma della sonda ha captato perturbazioni nel gas. Tra quelle eruzioni, causate in gran parte dal nostro Sole, i ricercatori hanno scoperto un suono costante e persistente.

Dobbiamo immaginare il mezzo interstellare come una pioggerella tranquilla e delicata. Quando si verificano esplosioni solari è come rilevare un’esplosione di fulmini durante un temporale. Poi la pioggia torna leggera. La Ocker ritene ci sia più attività di basso livello nel gas interstellare di quanto pensavano gli astronomi in precedenza. Questo consentirà ai ricercatori e agli scienziati di tracciare la densità dello spazio interstellare, quando non perturbato dai brillamenti solari.

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