Che rapporto avevano i monumenti megalitici sardi con la volta celeste? Scopriamolo!

Bui, privi di sfiatatoi fumari e di tracce di abitazione (come resti di cibo o di stoviglie coeve), è difficile ipotizzare un uso abitativo dei nuraghi.

Recenti studi condotti da alcuni ricercatori sardi stanno ipotizzando che questi monumenti caratteristici della Sardegna siano invece legati a culti solari ed astrali, non escludendo un loro utilizzo come osservatori astronomici.  

A sostegno di queste ipotesi vengono gli studi condotti da due antropologi, C. Maxia e L. Fadda, i quali hanno evidenziato dati interessanti circa l’architettura e l’orientamento dei nuraghi, come di altri monumenti megalitici sardi, dati che indicherebbero un loro uso totalmente diverso da quello proposto fino ad ora. 

I nuraghi sono testimonianza di un popolo guerriero?

La convinzione che i nuraghi servirono a fini militari nacque fin nell’Ottocento dalla constatazione che la società agro-pastorale isolana, dominata dai capi tribù, doveva conoscere una certa conflittualità a causa dei contrasti esistiti da sempre tra nomadi (i pastori) ed i sedentari (gli agricoltori).

Sembra certo però che il popolo dei nuraghi periodicamente osservasse una tregua, durante la quale si radunava in santuari come quello di Santa Vittoria di Serri, per celebrare feste sacre nelle quali doveva giocare un ruolo importante lo scambio commerciale.

Databili tra il 1875 a.C. ed il IV secolo a.C., i nuraghi dovevano essere quindi dei veri punti di riferimento dei “clan”, i quali spesso attorno ad un nuraghe antico costruirono i loro villaggi.

Sparsi un po’ dovunque in Sardegna (se ne contano più di 8000) s’incontrano nuraghi isolati sugli altipiani, sui passi montani o all’incrocio di importanti nodi stradali. 

Indubbiamente molte di queste torri ciclopiche erano collegate a vista tra loro. Basti pensare che dal nuraghe di Santu Antine se ne vedono chiaramente altri 18, il che fa pensare ad un efficace sistema di segnalazione.

Sono alcune loro caratteristiche strutturali quali feritoie, passaggi obbligati, rifasci murali e garitte interne ricavate nello spessore dei muri che fanno pensare ai nuraghi come a testimonianze di un popolo guerriero.

In realtà quest’impressione cade se si considera che in alcuni casi essi sono di epoca tarda, cioè del V secolo a.C., quando il popolo dei nuraghi, in seguito alle invasioni fenicio-puniche, cercò realmente di trasformare alcuni nuraghi in strumenti di difesa.

Fu inutile in quanto nel 534 a.C. la civiltà dei nuraghi scomparve o si diede alla macchia, sommersa dalla superiorità numerica e tecnica dell’esercito punico.

Anche in epoca romana queste torri non servirono militarmente poiché, come scriveva Pausania, a quell’epoca gli ultimi guerrieri sardi si ritiravano in luoghi boscosi. È comunque interessante notare che all’interno dei nuraghi episodicamente furono rinvenute statuette votive ed oggetti connessi a culti fenicio-punici o alle romane dee Demetra e Core.

Ciò fa pensare che i nemici del popolo dei nuraghi tennero sempre in buon conto questi monumenti.

L’orientamento dei nuraghi 

Indubbiamente gli elementi per credere ad una particolare orientazione dei nuraghi ci sono. Se l’ingegnere Alexander Thom analizzando diversi monumenti megalitici della Gran Bretagna e della Francia trovava che per costruirli era stata usata un’unità di misura (la Yarda megalitica) pari a 0,830-0,829 metri, gli studiosi della civiltà nuragica trovano che i costruttori dei nuraghi utilizzarono a loro volta una misura compresa tra 0,8309 e 0,8321 metri.

Queste cifre sono il risultato di 300 osservazioni effettuate su 107 nuraghi. Anche il loro orientamento pare non essere casuale: ci riferiamo all’orientamento delle aperture d’accesso, che generalmente sono le sole aperture del nuraghe. Gli studiosi trovano infatti che questo orientamento corrisponda agli azimut astronomici calcolati del sorgere e del tramontare degli astri più vividi dell’emisfero a noi visibile. 

In altre parole, un certo numero di nuraghi presi in esame sono orientali verso stelle molto luminose, come Sirio e Rigel

Da qui, dunque, la convinzione che queste torri potevano essere legate a culti astrali e solari, specie se si prendono in esame anche gli altari che si trovano nei pressi di questi megaliti.

Alcuni di quelli posti ancora nella loro posizione originaria sembrerebbero orientati verso il punto in cui sorge il Sole al solstizio estivo, come nel caso dell’altare in zona “Castaleri” (Ghilazza).

Per qualcuno può essere difficile comunque credere che popoli dell’età del Bronzo avessero necessità tali da scegliere con esattezza l’orientamento di questi “templi-fortezze”, ma bisogna tenere presente che gli antichi avevano uno strettissimo rapporto con la volta celeste, non solo per motivi religiosi o cultuali, ma anche per motivi meramente pratici, quali l’agricoltura o la navigazione. 

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