È un’ipotesi che prevede l’esistenza di molteplici universi chiamati anche “dimensioni parallele”. Nella fantascienza spesso si abusa di questa parola. Cerchiamo di capire di cosa si tratta.

Vi sarà capitato di guardare film o serie tv che prevedono l’esistenza di più universi, o dimensioni parallele. Il prossimo film su “Spider-Man”, ad esempio, si baserà proprio sul multiverso e in questo articolo cercheremo di capire quale sia il confine tra realtà e fantasia che riguarda appunto questo concetto. Mettetevi comodi e andiamo per gradi.

Rappresentazione artistica di un multiverso nato con il Big Bang. Credit: Wikipedia.

A cosa ci riferiamo quando parliamo di dimensioni parallele?

Il concetto di multiverso, e quindi della possibile esistenza di dimensioni parallele, fu proposta per la prima volta dal fisico americano Hugh Everett III, nel 1957. Si tratta di un argomento affrontato di recente, insomma, e che non riguarda solo la fantascienza, anzi. Il lavoro di Everett ispirò la cosiddetta “interpretazione a molti mondi” di Bryce Seligman DeWitt, secondo il quale ogni evento che accade nella realtà è un punto di diramazione. In pratica si vive in diversi rami dell’universo che sono sì reali, ma che non possono interagire fra loro.

Il termine “multiverso” fu coniato nel 1985 dallo scrittore e psicologo statunitense William James. L’idea fu ripresa nei libri di fantascienza di Murray Leinster, al quale seguirono molti altri, come Jorge Luis Borges, uno dei precursori del genere fantastico.

L’ipotesi dell’esistenza di un multiverso mette parecchio in disaccordo il mondo scientifico. Gran parte dei fisici, infatti, la collocano nell’ambito di quella che viene comunemente chiamata “scienza di confine”, quella serie di teorie al limite, insomma. Tra i sostenitori di un possibile multiverso, però, c’è Stephen Hawking, Michio Kaku, Andrej Linde, tanto per citarne tre. Per tanti altri la questione è più filosofica che scientifica e, anzi, potrebbe rivelarsi dannosa per la fisica teorica, in quanto pseudoscienza.

La teoria delle “bolle”

Una delle teorie più accreditate che riguardano il concetto di multiverso è quella delle “bolle”. In pratica il nostro universo (e tanti altri universi) sarebbe nato da una sorta di schiuma quantistica (una struttura con microregioni spazio-temporali) appartenente ad un universo iniziale. Fluttuazioni di energia avrebbero potuto creare piccole bolle e wormhole, dai quali sarebbero nati svariati universi.

Non solo: se questa fluttuazione energetica fosse stata maggiore rispetto ad un certo valore critico, l’universo nato dalla bolla sarebbe andato incontro ad un’espansione e alla formazione di strutture galattiche su larga scala.

A proporre l’idea per la prima volta fu Andrej Linde, che si basò sugli studi di Alan Guth sull’inflazione cosmologica. Immaginate di mettere dei dischetti colorati uno sopra l’altro. Ogni disco rappresenta un universo, con costanti fisiche diverse da quelle degli altri. Il nostro universo potrebbe essere solo uno tra infinite bolle.

Una rappresentazione artistica degli “universi a bolla”. Credit: Wikipedia.

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