L’osservazione del centro galattico da parte del telescopio spaziale James Webb ha fornito le prime risposte sulla mancanza di formazione stellare nell’area.
Una ricerca di follow-up su un’immagine del 2023 dell’incubatrice stellare Sagittarius C nel cuore della nostra galassia, la Via Lattea, catturata dal telescopio spaziale James Webb della NASA, ha rivelato espulsioni da protostelle ancora in formazione e approfondimenti sull’impatto dei forti campi magnetici sul gas interstellare e sul ciclo di vita delle stelle. Da tempo una grande domanda sulla Zona Molecolare Centrale della nostra galassia assilla gli scenziati: se c’è così tanto gas denso e polvere cosmica, perché nascono così poche stelle? Ora, per la prima volta, è stato osservato l’effetto che i forti campi magnetici possono svolgere con un ruolo importante nel sopprimere la formazione stellare, anche su piccola scala.
Utilizzo degli infrarossi per rivelare la formazione delle stelle

Nell’ammasso più luminoso del Sagittario C, i ricercatori hanno confermato la scoperta provvisoria dell’Atacama Large Millimeter Array (ALMA) secondo cui lì si stanno formando due stelle massicce. Insieme ai dati a infrarossi del telescopio spaziale Spitzer in pensione della NASA e della missione SOFIA (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy), nonché dell’Herschel Space Observatory, hanno utilizzato il James Webb per determinare che ciascuna delle massicce protostelle ha già una massa di oltre 20 volte quella del Sole.
Il James Webb ha anche rivelato i luminosi deflussi alimentati da ciascuna protostella. E ancora più difficile è trovare protostelle di piccola massa, ancora avvolte in bozzoli di polvere cosmica. I ricercatori hanno confrontato i dati di Webb con le osservazioni passate di ALMA per identificare cinque probabili candidati protostelle di piccola massa.
Il team ha anche identificato 88 caratteristiche che sembrano essere gas di idrogeno, dove il materiale espulso in getti da stelle giovani impatta sulla nube di gas circostante. L’analisi di queste caratteristiche ha portato alla scoperta di una nuova nube di formazione stellare, distinta dalla principale nube di Sagittarius C, che ospita almeno due protostelle che alimentano i propri getti.
Campi magnetici e formazione stellare

L’immagine del 2023 di Webb di Sagittarius C ha mostrato decine di filamenti distintivi in una regione di plasma di idrogeno caldo che circonda la principale nube di formazione stellare. Una nuova analisi del team di ricerca li ha portati a ipotizzare che i filamenti siano modellati da campi magnetici, che sono stati osservati anche in passato dagli osservatori terrestri ALMA e MeerKAT (ex Karoo Array Telescope).
Il moto del gas che turbina nelle estreme forze di marea del buco nero supermassiccio della Via Lattea, Sagittarius A*, può allungare e amplificare i campi magnetici circostanti. Questi campi, a loro volta, stanno modellando il plasma in Sagittarius C. I ricercatori pensano che le forze magnetiche nel centro galattico possano essere abbastanza forti da impedire al plasma di diffondersi, confinandolo invece nei filamenti concentrati visibili nell’immagine del James Webb.
I campi magnetici ripresi dal James Webb
Questi forti campi magnetici potrebbero anche resistere alla gravità che normalmente causerebbe il collasso di dense nubi di gas e polvere e la formazione di stelle, il che spiega il tasso di formazione stellare inferiore alle aspettative di Sagittarius C. E si tratta di un’area entusiasmante per la ricerca futura, poiché l’influenza dei forti campi magnetici, al centro della nostra galassia o di altre galassie, sull’ecologia stellare non è stata ancora considerata.
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Per saperne di più
- Leggi l’articolo originale su NASA
- Leggi il paper scientifico intitolato “The JWST-NIRCam View of Sagittarius C. I. Massive Star Formation and Protostellar Outflows” pubblicato su The Astronomical Journal
- Leggi il paper scientifico intitolato “The JWST-NIRCam View of Sagittarius C. II. Evidence for Magnetically Dominated H ii Regions in the Central Molecular Zone” pubblicato su The Astronomical Journal