Ecco un fantastico zoom nella Nebulosa Anello del Sud fotografata dal telescopio spaziale James Webb.

Un giorno, che ci piaccia o no, il Sole morirà. È questo il destino di tutte le stelle: all’interno dei loro nuclei fondono gli atomi leggeri in atomi più pesanti e, quando esauriscono il carburante, i loro nuclei si contraggono e si riscaldano. Se raggiungono temperature sufficientemente grandi per iniziare a fondere anche ciò che resta della precedente fusione, la stella può vivere un po’ più a lungo. La maggior parte di esse, però, inclusa la stella che sta dando origine alla Nebulosa Anello del Sud fotografata dal James Webb, non supereranno mai lo stadio di fusione dell’elio.

Come funzionano le nebulose planetarie

Quando una stella simile al Sole muore, espelle i suoi strati esterni creando una nebulosa ricca di gas. Il nucleo della stella si contrae fino a non essere più grande della Terra, nonostante contenga quasi tutta la massa precedente. Questa contrazione provoca il riscaldamento della materia stellare: la stella diventa una nana bianca. Queste nebulose planetarie si espandono, brillano per poche migliaia di anni e poi svaniscono del tutto.

Quella fotografata dal telescopio spaziale James Webb non è una singola stella come il nostro Sole, piuttosto fa parte di un sistema binario. E questo ce lo ha confermato proprio il Webb, grazie alle sue foto a infrarossi. Se osservate la parte esterna della nebulosa (a sinistra), vedrete una galassia a spirale sullo sfondo che si sovrappone alla periferia della nebulosa.

Quello che colpisce di più, della Nebulosa Anello del Sud fotografata dal James Webb, è la nitidezza dei suoi dettagli. Grazie a questo potente strumento riusciamo a vedere come interagiscono tra loro gas e polvere e come ci siano strutture simili a corde, lungo il bordo della “bolla”. Con questi primi risultati scientifici, il telescopio ci sta dando risposte che possono aiutarci a risolvere alcuni dei più antichi misteri cosmici.

Riferimenti: Big Think