Uno studio ha dimostrato come i viaggi nello spazio possano diminuire il numero dei globuli rossi degli astronauti. Ecco cosa si è scoperto.

Fin dalle prime missioni umane nello spazio si è parlato di anemia spaziale. Secondo un recente studio, all’arrivo nello spazio gli astronauti mostrano un numero di globuli rossi infinitamente minore, rispetto a quando sono sulla Terra. Questa diminuzione si protrae per tutta la durata delle missioni spaziali. Prima di questa ricerca, si pensava che l’anemia spaziale fosse una sorta di adattamento dei fluidi corporei che si spostavano nella parte superiore dell’organismo umano. Pensate che gli astronauti perdono fino al 10% del liquido presente nei loro vasi sanguigni, una volta in orbita. Cerchiamo di capire cosa succede nel dettaglio ai globuli rossi nello spazio.

Astronauta nello spazio
Prelievo di sangue ad un astronauta. Credit: NASA.

Meno globuli rossi nello spazio: le conseguenze

Per fortuna, spiegano dalla NASA, avere meno globuli rossi nello spazio non è un problema quando il corpo è in assenza di peso. Ma quando si torna sulla Terra l’anemia che colpisce gli astronauti può avere conseguenze molto serie. Gli effetti di questa carenza di globuli rossi si fanno sentire una volta che si torna in presenza di gravità.

Su un campione di 13 astronauti, tornati anemici dopo una missione nello spazio, in quasi tutti i casi i livelli di globuli rossi sono tornati progressivamente alla normalità, dopo tre o quattro mesi sulla Terra. Questi risultati mostrano come negli astronauti si sono verificati cambiamenti strutturali mentre si trovavano nello spazio, ma che questa anemia spaziale fosse reversibile, una volta rientrati alla base.

Tali risultati potrebbero essere applicati alla vita sulla Terra. Gli scienziati stanno cercando di capire se possano esserci somiglianze fra le anemie con mobilità ridotta e come possano essere causate. Il meccanismo potrebbe essere lo stesso che avviene nello spazio. Se riuscissimo a scoprire cosa causa questo tipo di anemia, allora potrebbe esserci la possibilità di prevenirla e perfino curarla.

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