Negli ultimi 2,4 miliardi di anni la Terra sarebbe stata molto più inospitale di quanto si pensasse in precedenza. Ecco cosa rivelano le nuove simulazioni al computer.

Grazie all’utilizzo di modelli climatici all’avanguardia, un team di ricercatori ha analizzato i livelli di radiazione ultravioletta che hanno raggiunto il nostro pianeta negli ultimi 2,4 miliardi di anni. Ricordiamo che i raggi UV vengono emessi dal Sole e possono seriamente danneggiare molecole importanti come le proteine. Gli ultimi due miliardi e mezzo della nostra storia sono stati determinanti per l’evoluzione della vita sulla Terra. I livelli di ossigeno sono aumentati da quasi zero a quantità significative nell’atmosfera, con concentrazioni tali da permettere l’evolversi di tutte le specie viventi. Ma come ci si è arrivati? Proviamo a capirlo insieme.

Il grafico mostra come è cambiato l’impatto della radiazione ultravioletta sulla Terra negli ultimi 2,4 miliardi di anni. Credit: Gregory Cooke/Royal Society Open Science

L’impatto dei raggi ultravioletti sulla Terra

Secondo Gregory Cooke, uno dei ricercatori dell’Università di Leeds che ha condotto lo studio, molte forme di vita sarebbero state influenzate negativamente da queste intense radiazioni. Quello che sappiamo è che possono causare gravi danni agli organismi esposti, come il cancro o altre malattie della pelle. E sebbene le quantità elevate di radiazioni UV non avrebbero impedito l’evoluzione della vita sulla Terra, avrebbero però potuto agire da selezione naturale.

Una gran quantità delle radiazioni che raggiungono il nostro pianeta è limitata dalla presenza dell’ozono nell’atmosfera. È una delle molecole più importanti, per la nascita della vita sulla Terra, dato che il suo ruolo è quello di assorbire i raggi UV prima che colpiscano la superficie del pianeta. Negli ultimi 40 anni gli scienziati hanno creduto che l’ossigeno necessario nella costruzione di questo strato fosse circa l’un percento di quello che c’è adesso. Le simulazioni al computer, invece, dimostrano che in passato i livelli di ossigeno sarebbero stati molto più alti, forse dal 5% al 10% in più di quelli attuali.

Questo meccanismo avrebbe aver avuto conseguenze affascinanti, per l’evoluzione della vita sulla Terra. Non si sa esattamente quando i primi animali emersero dagli oceani. Tuttavia, a seconda delle concentrazioni d’ossigeno animali e piante avrebbero potuto affrontare condizioni molto più difficili rispetto a quelle a cui siamo abituati oggi. Non c’è dubbio che questi risultati ci aiuteranno anche a comprendere meglio le atmosfere degli esopianeti per indicarci l’eventuale presenza di forme di vita anche al di fuori del nostro sistema solare.

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