Il tema dell’energia è alla ribalta oggigiorno ma veniva già cantato da Rino Gaetano nel ’77. Scopriamo come si forma il petrolio

Già Rino Gaetano nella canzone del 1977 “Spendi spandi effendi” si occupava della corsa al petrolio dopo la crisi energetico – petrolifera del 1973 (“…Ma dammi un litro di oro nero… Ambo, terno, tombola e cinquina! Se vinco mi danno un litro di benzina… Non più a gas, ma a cherosene…Il riscaldamento centralizzato più ti scalda e più conviene. Niente carbone, mai più metano…). Mai testo risulta essere più attuale. Eh sì! Perché con la crisi mondiale evidente con il contrasto odierno e mai sopito tra Russia e Ucraina, il tema dell’energia in generale è senza dubbio alcuno alla ribalta. E tra le varie forme di energia sono da menzionare sicuramente il petrolio ed il gas naturale che rientrano tra le risorse non rinnovabili presenti sulla Terra.

Ma gli idrocarburi come si formano?

Si tratta di un processo assai lungo, non contemplabile in relazione alla vita di un essere umano. I resti di organismi vegetali ed animali si depositano sul fondale marino e vengono via via ricoperti dai sedimenti.

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Deposizione organismi vegetali e animali sul fondale marino ricoperti da altri sedimenti. Credit: Passione Astronomia

Successivamente, nuovi sedimenti seppelliscono quelli ricchi in materia organica che, chiaramente, si compattano, dando vita così alla roccia madre (roccia sedimentaria). In seguito, nella roccia madre, le reazioni chimiche trasformano la sostanza organica in un miscuglio di idrocarburi liquidi (petrolio) e gassosi (gas naturale). Nello specifico, con l’aumentare della profondità di seppellimento, l’aumento della temperatura (oltre la soglia dei 100 °C), provoca la progressiva “rottura” (cracking) dei legami molecolari del cherogene, che si trasforma in composti più semplici. Gli idrocarburi, appunto. Questi ultimi in relazione all’aumento della temperatura possono essere solidi (bitume), liquidi (petrolio) e infine gassosi (con molecola sempre più semplice, fino ad arrivare al metano – CH4).

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Formazione roccia madre con idrocarburi. Credit: Passione Astronomia

Gli idrocarburi migrano attraverso “vie preferenziali”, ossia i vuoti e le fratture delle rocce sedimentarie sovrastanti definite “rocce serbatoio – reservoir” e ivi si accumulano. Le rocce serbatoio, per essere tali, debbono essere sovrastate da rocce impermeabili che evitano la migrazione degli idrocarburi in porzioni più superficiali della crosta terrestre. Le rocce serbatoio e le rocce di copertura rappresentano una trappola petrolifera, che costituisce la struttura geologica tipica dei giacimenti di idrocarburi.

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Migrazione degli idrocarburi: rocce serbatoio. Credit: Passione Astronomia

Risulta evidente quanto interesse economico possa ruotare attorno a territori ove sono presenti “tali ricchezze”…

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