La NASA sta analizzando gli effetti dell’eruzione del vulcano Hunga nel Regno di Tonga: la situazione è a dir poco drammatica. Ecco perché.

Ne abbiamo già parlato in numerosi altri articoli: alla fine di dicembre un vulcano sottomarino nel Regno di Tonga (Fiji) ha iniziato ad eruttare, esplodendo violentemente a metà di questo mese. Da quando questo lembo di terra è emerso, nel 2015, la NASA ne ha costantemente monitorato l’attività sismica. Attraverso una combinazione di osservazioni satellitari e indagini geologiche, gli scienziati hanno potuto tracciare i cambiamenti avvenuti sull’isola.

Nella foto che vi mostriamo sotto si vedono chiaramente i drammatici cambiamenti di Hunga-Tonga, la parte più alta di questo grande vulcano sottomarino. Sorge a 1,8 chilometri dal fondo del mare e si estende per circa 20 chilometri, sormontato da una caldera sottomarina di 5 chilometri di diametro. Dopo l’eruzione, tutta la terra è sparita, insieme a grandi porzioni delle due isole più vecchie.

Hunga Tonga
Hunga Tonga, com’era PRIMA della violenta eruzione del 17 gennaio scorso. Credit: Dan Slayback/NASA/GSFC
Hunga Tonga
Hunga Tonga, DOPO l’eruzione del 17 gennaio. Il mare ha ricoperto gran parte dell’isola. Credit: Dan Slayback/NASA/GSFC

Danni ambientali incalcolabili

Gli scienziati ritengono che la quantità di energia rilasciata dall’eruzione sia equivalente a un valore compreso fra i 4 e i 18 megatoni di TNT. Quelle cifre si basano su quanto è stato rimosso, su quanto fosse resistente la roccia e quanto in alto la nube eruttiva si sia diffusa nell’atmosfera. L’esplosione ha rilasciato una tale quantità di energia da essere cento volte superiore a quella della bomba atomica che rase al suolo Hiroshima nel 1945.

In molti ci state chiedendo se tutto questo fosse prevedibile. Sempre secondo la NASA, l’attività vulcanica sembrava abbastanza tipica, agli inizi di gennaio. Si erano già verificate piccole esplosioni intermittenti, mentre il magma e l’acqua del mare si mescolavano al centro dell’isola. Paradossalmente, l’isola si stava addirittura allargando, poiché c’erano sempre nuovi depositi di lava e cenere, intorno al cono vulcanico.

Dall’inizio del 2022, l’isola si era ingrandita del 60% rispetto allo scorso anno. Era stata ricoperta da nuova cenere ed è un fenomeno abbastanza normale. Poi, il 13 e 14 gennaio una serie di potentissime esplosioni hanno squarciato la terra, espellendo materiale fino a 40-50 chilometri di altitudine. Un astronauta a bordo della Stazione Spaziale Internazionale ha scattato questa foto, poco prima che la cenere ricoprisse i cieli del Pacifico:

Credit: NASA

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