La sonda Solar Orbiter ha scoperto dei minuscoli getti di materiale dalla superficie del Sole che potrebbero contribuire a dare forza al vento solare.

La sonda Solar Orbiter dell’Agenzia spaziale europea ha individuato minuscoli getti solari provenienti dall’atmosfera del Sole. Li hanno soprannominati “picoflare” (pico-brillamenti) perché hanno in proporzione un trilionesimo dell’energia rispetto ai più grandi brillamenti che il Sole può produrre (“pico” è un prefisso di unità di misura che esprime un fattore di 10-12). La Solar Orbiter ha scattato foto dei getti di picoflare nel marzo 2022 mentre sfrecciava oltre il polo sud del Sole. Le immagini ad alta risoluzione hanno rivelato strisce scure, ciascuna lunga poche centinaia di chilometri che svaniscono tra i 20 e 100 secondi.

In questo lasso di tempo, uno di questi getti emette tanta energia quanta ne viene consumata da 3.000-4.000 famiglie negli Stati Uniti in un anno intero.

Picoflares e vento solare

Picoflares
Foto scattate dalla sonda Solar Orbiter dei “picoflares” al polo sud del Sole. Credit: ESA & NASA/Solar Orbiter/EUI Team, Lakshmi Pradeep Chitta, Max Planck Institute for Solar System Research, CC BY-SA 3.0 IGO

Sembra che i picoflares espellano materiale dall’interno del Sole verso l’esterno e potrebbero spingere un gran numero di particelle nello spazio alimentando di fatto il vento solare. I getti sono probabilmente alimentati da disturbi nel campo magnetico del plasma solare a temperature di milioni di gradi.

I ricercatori sono stati in grado di individuare i getti per la prima volta perché la Solar Orbiter stava volando vicino al Sole, a soli 45 milioni di chilometri di distanza, ben più vicino dell’orbita di Mercurio. Dal lancio nel 2020, la sonda ha viaggiato in un’orbita ellittica attorno al Sole che la porta a compiere passaggi ravvicinati due volte l’anno. Ciò ha permesso di fotografare strutture mai viste prima, come altri tipi di piccoli getti soprannominati “fuochi da campo”.

Il team di scienziati ha osservato i picoflares in un solo luogo del Sole, una regione oscura conosciuta come buco coronale. Tali buchi sono lacune temporanee nel campo magnetico del Sole che consentono alle particelle di fluire verso l’esterno nello spazio. Gli scienziati li considerano da tempo la fonte del vento solare, senza sapere ancora con certezza come espellessero la materia. La scoperta dei picoflares in un singolo foro coronale suggerisce che potrebbero essere onnipresenti in tutto il Sole. Se così fosse, tanti piccoli brillamenti potrebbero costituire una fonte sostanziale di vento solare.

La scoperta è coerente con il quadro che emerge da altri osservatori solari, come la missione Parker Solar Probe della NASA. A marzo, il team Parker ha riferito di aver trovato altri piccoli getti vicino al fondo dell’atmosfera solare e che sembrano iniettare energia nel vento solare. Vedere tutti questi eventi ci aiuta a riempire il quadro dei numerosi fenomeni che contribuiscono all’attività del Sole.

Il Sole si sta avvicinando al picco del suo ciclo di attività di 11 anni, quando un elevato numero di macchie solari ne punteggia la superficie e si verificano frequenti grandi brillamenti solari, che sono eruzioni di radiazioni. Nei mesi di luglio e agosto, tre dei più grandi brillamenti solari ritenuti possibili, noti come brillamenti di classe X, sono eruttati dal Sole. Il brillamento del 7 agosto ha creato un forte blackout radio sulla Terra che ha interferito con i segnali di navigazione. Ma gli alti livelli di attività offrono agli scienziati molto da osservare e tante informazioni da raccogliere su questo fenomeno con l’intento di migliorare le previsioni future.

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Fonte: Nature, Science