Risale agli anni ’60 e fu un’intuizione dell’americano Charles Hapgood, secondo il quale l’asse di rotazione terrestre si sarebbe spostato, in passato. La teoria provava a spiegare il susseguirsi delle glaciazioni sul nostro pianeta, ma aveva qualche lacuna.

La teoria dello slittamento polare venne formulata dopo la scoperta dell’Antartide, avvenuta nel 1819 per mano degli inglesi. In pratica si sosteneva che gli assi di rotazione di un pianeta non sarebbero sempre stati nella stessa posizione, anzi. Si sarebbero spostati col tempo.

Non c’entra nulla con la tettonica a placche, concetto che prevede che la superficie terrestre sia costituita da placche solide che si spostano su un’astenosfera fluida. E nemmeno con la famosa deriva dei continenti, secondo la quale le terre emerse sarebbero mutate spostandosi appunto sulla superficie del nostro pianeta.

In questo articolo cercherò di spiegarvi cosa c’entra lo slittamento dei poli con le grandi glaciazioni avvenute sulla Terra.

Come si è raffreddato rapidamente il nostro pianeta. Credit: NASA

L’eterno dibattito sul tema della glaciazione

La storia del nostro pianeta racconta che ci sono stati lunghi periodi di glaciazione che ne hanno trasformato il clima e gli ecosistemi. La teoria dello slittamento polare è strettamente legata ad una mappa dell’Antartide redatta dal cartografo ottomano Piri Reis. È qui che entra in gioco il professor Charles Hapgood, docente di storia della scienza all’Università del New Hampshire, negli Stati Uniti. Egli sosteneva che la massa di ghiaccio presente sui poli della Terra, sovraccarichi la sua rotazione, causando lo spostamento di buona parte della crosta più esterna del pianeta attorno al nucleo, che invece mantiene il suo equilibrio assiale.

A detta di Hapgood, la mappa rappresenterebbe il continente antartico senza la calotta di ghiaccio che lo ricopre attualmente, come se Piri Reis l’avesse disegnata quando non c’era ancora ghiaccio. Come se un tempo, insomma, l’Antartide avesse avuto un clima mite! Entrambe le spiegazioni, però, sono impossibili per il XVI secolo: Piri Reis aveva disegnato la mappa basandosi su materiali più antichi (si ritiene fossero addirittura risalenti agli antichi greci). Hapgood ritenne invece che la mappa fosse stata creata da una civiltà ancora più antica e che la crosta terrestre si fosse improvvisamente spostata portando le zone tropicali verso i poli.

La mappa di Piri Reis. Credit: Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Mappa_di_Piri_Reis#/media/File:Piri_reis_world_map_01.jpg

Cosa avvenne in Antartide, secondo Hapgood

Affermò che la crosta terrestre fosse scivolata per circa 50mila anni e poi si sarebbe fermata per altri 20 o 30mila anni. Secondo i suoi calcoli l’area interessata da questo slittamento non avrebbe mai superato i 40°. Una sua recente localizzazione del Polo Nord includeva la Baia di Hudson (60°N, 73°W), nell’Oceano Atlantico tra l’Islanda e la Norvegia, e gli Yukon Territory (63°N, 135°W). È un piccolo esempio di lento spostamento polare che avrebbe portato ad alterazioni minori. Ma in uno scenario più drammatico, i cambiamenti sarebbero stati anche più rapidi e distruttivi. Ecco spiegate le grandi glaciazioni avvenute in passato.

Non ci fu uno sconvolgimento climatico. Piuttosto il ghiaccio venne redistribuito mano a mano che zone del globo terrestre andavano a occupare i circoli polari artico e antartico. La fine dell’ultima era glaciale, circa 18mila anni fa, coincise (secondo Hapgood) con lo scorrimento della crosta terrestre. Piano piano il continente americano slittò verso sud e i ghiacci si sciolsero nel giro di 10mila anni. Inondazioni e terremoti decimarono la flora e la fauna dell’Eurasia: questi fenomeni costrinsero i mammut ad abbandonare la Siberia che, avvicinandosi sempre di più al circolo polare artico, si stava trasformando in una vera e propria terra inospitale piena di neve e permafrost.

Cosa c’è di vero nella teoria dello slittamento polare

Il problema, però, è che il lavoro iniziato da Hapgood per spiegare lo slittamento dell’Antartide, non vale per l’Antartide. È paradossale perché tutto il ghiaccio che ricopre il continente antartico risale ad almeno 2-3 milioni di anni fa. Quindi era impossibile che l’Antartide si trovasse vicino all’equatore in un passato più recente.

Uno studio degli scienziati e geologi Adam Maloof e Galen Halverson ha rivelato che in effetti la Terra ha davvero avuto un suo riequilibrio, circa 800milioni di anni fa. Durante il Precambriano, infatti, il Polo Nord si era effettivamente spostato di più di 50 gradi (la distanza che separa l’Alaska dall’equatore!) in meno di 20 milioni di anni. Ci arrivarono studiando i minerali magnetici presenti nelle rocce sedimentarie delle isole norvegesi.

La teoria dello slittamento polare ha attirato anche molti autori pseudoscientifici, offrendo un’enorme varietà di interpretazioni. I documenti storici usati da Hapgood, che mostrerebbero l’Antartide, in realtà riguardano la costa sudamericana esplorata da Amerigo Vespucci nel 1500. La carta di Piri Reis, invece, che risale al 1513, non è impossibile fosse effettivamente dell’Antartide per la conoscenza di quei tempi.

Riferimenti:

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