Grazie ai dati raccolti dalla sonda Magellan gli scienziati hanno osservato prove dirette di vulcanismo attivo Venere, ponendo le basi per la prossima missione VERITAS.

Prove geologiche dirette di recente attività vulcanica sono state osservate per la prima volta sulla superficie di Venere. Gli scienziati lo hanno dopo aver esaminato le immagini radar d’archivio di Venere scattate più di 30 anni fa dalla missione Magellan della NASA. Le immagini hanno svelato una bocca vulcanica che cambia forma e aumenta significativamente di dimensioni in meno di un anno. Gli scienziati stanno studiando i vulcani attivi per capire come l’interno di un pianeta possa modellare la sua crosta, guidarne l’evoluzione e influenzarne l’abitabilità.

Una delle nuove missioni della NASA diretta su Venere avrà proprio questo compito. La sonda VERITAS – abbreviazione di Venus Emissivity, Radio science, InSAR, Topography, And Spectroscopy – verrà lanciata entro un decennio verso il gemello della Terra. L’orbiter studierà Venere dalla superficie al nucleo per capire come un pianeta roccioso delle stesse dimensioni della Terra abbia preso un percorso molto diverso, sviluppandosi in un mondo coperto da pianure vulcaniche e terreno deformato nascosto sotto un’atmosfera densa, calda e tossica.

Modellare un vulcano

Immagini dell'Atla Regio della sonda Magellan
Credit: Robert Herrick/UAF

I cambiamenti geologici trovati si sono verificati nell’Atla Regio, una vasta regione montuosa vicino all’equatore di Venere che ospita due dei più grandi vulcani del pianeta, Ozza Mons e Maat Mons. La regione è stata a lungo considerata vulcanicamente attiva, ma non c’erano prove dirette di attività recenti.

Esaminando le immagini radar di Magellan è stata identificata una bocca vulcanica associata a Maat Mons che ha cambiato morfologia in modo significativo tra febbraio e ottobre 1991. Nell’immagine di febbraio, la bocca è apparsa quasi circolare, coprendo un’area di meno di 2,2 chilometri quadrati. Aveva pareti interne ripide e mostrava segni di lava drenata lungo i suoi pendii esterni, fattori che suggerivano attività.

Nelle immagini radar catturate otto mesi dopo, la stessa bocca era raddoppiata e si era deformata. Sembrava anche essersi riempita fino all’orlo da un lago di lava. Ma poiché le due osservazioni provenivano da angoli di visione opposti, avevano prospettive diverse, il che le rendeva difficili da confrontare. La bassa risoluzione dei dati vecchi di tre decenni ha solo reso il lavoro più complicato.

I ricercatori hanno deciso di creare modelli computerizzati della bocca in varie configurazioni per testare diversi scenari di eventi geologici, come le frane. Da quei modelli, hanno concluso che solo un’eruzione avrebbe potuto causare il cambiamento osservato. Il flusso di lava generato dall’attività del Maat Mons è risultato pari all’eruzione del Kilauea del 2018 alle Hawaii.

L’eredità di Magellano

Ricostruzione 3D del Maat Mons di Venere
Credits: NASA/JPL-Caltech

I ricercatori e il team di VERITAS sono ansiosi di vedere in che modo la suite di strumenti scientifici avanzati e dati ad alta risoluzione della missione completerà il notevole tesoro di immagini radar raccolto da Magellan.

VERITAS utilizzerà un radar ad apertura sintetica all’avanguardia per creare mappe globali 3D e uno spettrometro nel vicino infrarosso per capire di cosa è fatta la superficie. Il veicolo spaziale misurerà anche il campo gravitazionale del pianeta per determinare la struttura dell’interno di Venere. Insieme, gli strumenti offriranno indizi sui processi geologici passati e presenti del pianeta.

E mentre i dati di Magellan erano originariamente complessi da studiare – negli anni ’90 gli archivi si basavano su scatole di CD di dati di Venere compilati dalla NASA e consegnati per posta – i dati di VERITAS saranno disponibili online alla comunità scientifica. Ciò consentirà ai ricercatori di applicare tecniche all’avanguardia, come l’apprendimento automatico, per analizzare il pianeta e aiutare a rivelare i suoi segreti più intimi.

Questi studi saranno inoltre integrati da EnVision, una missione dell’ESA (Agenzia spaziale europea) sempre verso Venere, il cui lancio è previsto per i primi anni ’30. Il veicolo spaziale trasporterà il proprio radar ad apertura sintetica (chiamato VenSAR), che è in fase di sviluppo al JPL, oltre a uno spettrometro simile a quello che VERITAS trasporterà. 

La ricerca e le sue conclusioni sono descritte in uno studio pubblicato sulla rivista Science.

Riferimenti: NASA

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