Uno studio basato su due diverse ricerche ha trovato diversi candidati per il Pianeta X che però si sono rivelati l’ennesimo buco nell’acqua.

La ricerca del fantomatico Pianeta X continua a coinvolgere gli astronomi nonostante abbiamo ormai buona idea di cosa si trovi all’interno del nostro sistema solare. Sappiamo che non c’è un pianeta delle dimensioni di Marte in orbita tra Giove e Saturno, e neppure una nana bruna che si dirige verso di noi perché un oggetto così grande e abbastanza vicino al Sole sarebbe facilmente individuabile. Ma non possiamo ancora escludere la presenza di qualcosa più piccolo e distante, ovvero l’ipotetico Pianeta 9 (o Pianeta X se non si vuole eliminare Plutone).
Tuttavia, le probabilità che un tale pianeta esista non sono molto alte e uno studio lo ha reso ancora meno probabile.

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L’ipotetica orbita del Pianeta X rispetto al Sistema Solare. Credit: R. Hurt/IPAC, Caltech

Alla ricerca del Pianeta X

Molti astronomi si sono interrogati sull’esistenza di pianeti che potrebbero nascondersi ai margini del nostro sistema solare, in particolare quando la potenza dei nostri telescopi era piuttosto limitata. Ma quando i nuovi grandi telescopi hanno iniziato a scansionare i cieli, non hanno trovato nulla oltre a oggetti delle dimensioni di un asteroide.

Tuttavia le orbite di questi oggetti sembravano essere raggruppate in modo strano, come se fossero perturbate gravitazionalmente da un oggetto più grande. Se così fosse, questo Pianeta X dovrebbe avere una massa di circa cinque Terre e una distanza orbitale da poche centinaia a mille unità astronomiche. In altre parole, abbastanza piccolo e abbastanza distante da non essere facilmente visibile nei rilievi del cielo.

È quindi iniziata la sua caccia anche se, nonostante le ipotetiche dimensioni, trovarlo non è affatto semplice. Il Pianeta X sarebbe infatti troppo distante per essere visto con la luce riflessa, quindi andrebbe cercato nel più debole infrarosso. E con una massa di sole cinque Terre, non emetterebbe molto calore. A ciò si aggiunge il fatto che un pianeta così lontano orbiterebbe molto lentamente: all’interno di una singola serie di osservazioni non lo si noterebbe muovere.

Ed è qui che entra in gioco un nuovo studio.

Pianeta X
Rappresentazione artistica del Pianeta X. Credit: Caltech / R. Hurt (IPAC)

A caccia tra vecchi e nuovi dati

Per cercare pianeti lontani, il team ha utilizzato due rilevamenti del cielo a infrarossi, uno dal satellite astronomico infrarosso (IRAS) e uno dal telescopio spaziale AKARI. Le due rilevazioni sono state effettuate a più di vent’anni di distanza, dando a qualsiasi ipotetico pianeta tutto il tempo per spostarsi in una parte leggermente diversa del cielo. Hanno ipotizzato che qualsiasi pianeta distante sarebbe stato abbastanza vicino al piano equatoriale, quindi hanno esaminato i dati prendendo nota dei potenziali pianeti.

E con grande sorpresa sono stati trovati più di 500 candidati.

Sulla base della distribuzione dell’energia dei loro spettri, la maggior parte di questi candidati aveva distanze orbitali inferiori a 1.000 UA e masse inferiori a Nettuno, che è esattamente l’intervallo previsto per il Pianeta X.

Però quando il team ha esaminato manualmente le firme a infrarossi, ha scoperto che nessuna di esse era convincente. La maggior parte di essi tendeva a trovarsi all’interno o vicino a una debole nebulosa, nota anche come “cirro galattico”.
I cirri sono nubi diffuse di gas interstellare che non sono facilmente osservabili a lunghezze d’onda visibili, ma piuttosto emettono luce infrarossa. Quindi i candidati non sono pianeti, ma piuttosto echi di debole nebulose, escludendo di fatto la possibilità che si tratti del Pianeta X.

Riferimenti: UniverseToday, ArxiV

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