La mattina del 1° febbraio 2003, durante le operazioni di rientro, lo Space Shuttle Columbia andò in frantumi causando la morte dei sette astronauti dell’equipaggio.

Lo Space Shuttle Columbia partì il 16 gennaio 2003 per una missione scientifica (la STS-107) della durata di 16 giorni. Al rientro nell’atmosfera il 1° febbraio 2003, il Columbia subì un guasto catastrofico a causa di una breccia provocata durante il lancio, quando la schiuma che fuoriusciva dal serbatoio esterno colpì i pannelli in carbonio rinforzato sul lato inferiore dell’ala sinistra.

Lo Shuttle e i suoi sette membri dell’equipaggio (Rick D. Husband, William C. McCool, David Brown, Laurel Blair Salton Clark, Michael P. Anderson, Ilan Ramon e Kalpana Chawla) persero la vita 16 minuti prima che il Columbia atterrasse al Kennedy Space Center.

Il disastro

Columbia
Ii detriti del Columbia in caduta nei cieli del Texas. Credits: NASA / Scott Lieberman

Una commissione investigativa stabilì che un grosso pezzo di schiuma staccatasi dal serbatoio esterno causò una breccia nell’ala della navicella. Il problema con la schiuma era noto da anni e la NASA fu oggetto di un attento esame da parte del Congresso e dei media per aver permesso che la situazione continuasse.

Il 1° febbraio 2003, lo Shuttle svolse le consuete manovre di avvicinamento al Kennedy Space Center. Poco prima delle 9:00 EST (le 14 ora italiana) al centro missione vennero rilevate letture anomale. Le temperature dei sensori situati sull’ala sinistra andarono offline così come le letture della pressione degli pneumatici dallo stesso lato della navetta.

Il centro di controllo cercò di contattare il Columbia per discutere le letture della pressione degli pneumatici ma alle 8:59:32 il capitano Husband inviò l’ultima comunicazione: un “Roger”, seguito da una parola interrotta a metà frase. A quel punto il Columbia era nei pressi di Dallas, viaggiando a 18 volte la velocità del suono a 61.000 metri dal suolo. Il Controllo Missione fece diversi tentativi di mettersi in contatto con gli astronauti, senza successo.

Equipaggio Columbia
L’equipaggio della missione STS-107 che perse la vita durante il rientro. Seduti davanti ci sono gli astronauti Rick D. Husband, a sinistra, comandante della missione; Kalpana Chawla, specialista di missione; e William C. McCool, pilota. In piedi da sinistra a destra ci sono gli astronauti David M. Brown, Laurel B. Clark e Michael P. Anderson, tutti specialisti di missione; e Ilan Ramon, specialista del carico utile che rappresenta l’Agenzia Spaziale Israeliana. Credits: NASA

Dodici minuti dopo, quando il Columbia avrebbe dovuto fare il suo ultimo avvicinamento alla pista, un controllore di missione ricevette una telefonata. Una rete televisiva stava mostrando un video dei frammenti dello Shuttle che piovevano dal cielo. Poco dopo, la NASA inviò squadre di ricerca e soccorso nei sospetti siti di caduta dei detriti in Texas e successivamente in Louisiana. Durante il corso della giornata la NASA dichiarò che gli astronauti e la navicella erano andati perduti.

La ricerca di detriti richiese settimane e la NASA alla fine recuperò 84.000 pezzi del Columbia tra cui i resti dell’equipaggio che vennero identificati con il DNA.

La missione Columbia fu il secondo disastro dello Space Shuttle dopo il Challenger, nel catastrofico fallimento durante il suo lancio nel 1986. Il disastro del Columbia segnò la fine del programma Space Shuttle portando al ritiro della flotta nel 2011

Riferimenti: NASA

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