No, non è il combustibile che si usa per riscaldare le case. Si tratta di un raggio laser costituito da micro-particelle in grado di accelerare un veicolo oltre il Sistema Solare in meno di vent’anni. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Non c’è giorno che passi che non ci si imbatta in una nuova idea che riguarda l’esplorazione spaziale. Attualmente ci sono progetti che prevedono la propulsione nucleare alla base di un viaggio su Marte in meno di 100 giorni. Ma se da una parte questa soluzione ci consentirebbe di visitare lune e pianeti del Sistema Solare, dall’altra c’è la difficoltà di viaggiare verso altre stelle in tempi relativamente brevi. Con le attuali tecnologie i veicoli spaziali impiegherebbero dai 19mila agli 81mila anni per raggiungere la stella più vicina, Proxima Centauri (4,25 anni luce dalla Terra). Ultimo ma non ultimo progetto di propulsione spaziale riguarda il raggio “a pellet”: cerchiamo di capire cos’è.

Una rappresentazione grafica della propulsione a pellet. Credit: Artur Davoyan/Università della California

Raggio “a pellet”: quale futuro per l’esplorazione spaziale?

Tra le idee più affascinanti per raggiungere un’altra stella nel più breve tempo possibile c’è quella di una vela laser che trasporterebbe nanosonde oltre il Sistema Solare in tempi ragionevoli. C’è però un altro progetto di cui si sta parlando molto in questi giorni, una propulsione “a pellet” che potrebbe accelerare un veicolo spaziale fino ai confini del Sistema Solare in meno di vent’anni.

In sostanza il sistema si basa su un raggio laser costituito da minuscoli pallini, o particelle (pellet) che spingerebbe il veicolo spaziale ad una velocità molto elevata. Ogni pallino, a sua volta, viene accelerato dall’ablazione laser, motivo per cui l’accelerazione data a queste particelle spinge poi il veicolo spaziale a velocità molto elevate.

Questi “pellet”, come li chiama il professor Davoyan dell’Ucla, essendo molto più pesanti dei fotoni, possono anche trasferire una forza maggiore a veicoli spaziali con carichi molto pesanti. L’obiettivo degli scienziati è spingere un nuovo telescopio spaziale fino all’eliopausa (il confine esterno del nostro Sistema Solare) per sfruttare l’effetto lente gravitazionale (ne abbiamo parlato qui) e osservare l’universo come mai prima d’ora. Come al solito l’obiettivo è capire se c’è possibilità di vita attorno alle stelle a noi più vicine.

Riferimenti: NASA

Nel suo piccolo, Passione Astronomia ti aiuta a capire come funziona l’universo. E l’universo funziona meglio se le persone che ne fanno parte sono bene informate: se hanno letto sciocchezze, bugie, veleni, poi va a finire come va a finire. Già ora non è che vada benissimo. Ecco perché è importante che qualcuno spieghi le cose bene. Passione Astronomia fa del suo meglio. Abbonati!