Encelado è una luna adatta ad ospitare possibili forme di vita e una futura sonda potrebbe ottenere risposte senza la necessità di atterrare sulla superficie.

Il mistero della possibilità dell’esistenza di vita microbica aliena su Encelado, una delle 83 lune di Saturno, ha stuzzicato gli scienziati sin da quando la sonda Cassini tra il 2005 e il 2017 studiò i complessi anelli e le lune di Saturno con dettagli senza precedenti. Cassini scoprì che lo spesso strato di ghiaccio di Encelado nascondeva un vasto e caldo oceano di acqua salata che emette metano, un gas che sulla Terra è tipicamente originato dalla vita microbica.  

Secondo un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università dell’Arizona, in un articolo pubblicato su The Planetary Science Journal, i ricercatori delineano come un’ipotetica missione spaziale potrebbe fornirci risposte importanti.

Il metano di Encelado 

Rappresentazione artistica della sonda Cassini che sorvola Encelado. Credits: NASA/JPL-Caltech

Il metano, insieme ad altre molecole organiche che costruiscono le basi della vita, furono rilevati quando Cassini volò attraverso giganteschi pennacchi d’acqua eruttati dalla superficie di Encelado.

Mentre la minuscola luna orbita attorno al gigante gassoso anellato, viene schiacciata e trascinata dall’immenso campo gravitazionale di Saturno, riscaldando il suo interno a causa dell’attrito. Di conseguenza, spettacolari pennacchi d’acqua si riversano nello spazio dalle crepe e fessure sulla superficie ghiacciata di Encelado. E se la vita fosse presente su Encelado, c’è un’alta probabilità che la sua presenza possa spiegare perché la luna sta eruttando metano. 

Gli scienziati riferiscono che mentre l’ipotetica massa totale di microbi viventi nell’oceano di Encelado sarebbe comunque piccola, le indagini da un veicolo spaziale in orbita sarebbero sufficienti a sapere con certezza se microbi simili a quelli terrestri popolano l’oceano di Encelado nascosto sotto il suo guscio.

Seppur sarebbe intrigante – ma estremamente complesso – mandare un robot attraverso le fessure nel ghiaccio a immergersi nell’oceano sotterraneo, missioni più realistiche potrebbero utilizzare strumenti più moderni rispetto a Cassini per campionare i pennacchi o al massimo atterrare sulla superficie.

Pennacchi, geyser e sorgenti idrotermali

BOCCHE IDROTERMALI DI ENCELADO E PENNACCHI
Schema delle sorgenti idrotermali e dei pennacchi di Encelado. Credits: NASA/JPL-Caltech/Southwest Research Institute

Situata a 1 miliardo e mezzo di km dalla Terra, Encelado completa un’orbita attorno a Saturno ogni 33 ore. Sebbene la luna non sia particolarmente grande, si distingue visivamente per la sua superficie che riflette la luce come nessun altro oggetto nel sistema solare.

Lungo il polo sud della luna, almeno 100 giganteschi pennacchi d’acqua eruttano attraverso le crepe nel paesaggio ghiacciato, proprio come la lava di un violento vulcano.  

Gli scienziati ritengono che il vapore acqueo e le particelle di ghiaccio espulse da queste caratteristiche simili a geyser contribuiscano addirittura a formare uno degli anelli iconici di Saturno. Questa miscela espulsa, che fa emergere gas e altre particelle dalle profondità dell’oceano di Encelado, è stata campionata dalla sonda Cassini.

L’eccesso di metano che Cassini ha rilevato nei pennacchi evoca immagini di ecosistemi straordinari che si trovano nelle profondità buie degli oceani terrestri: le sorgenti idrotermali.

E sul nostro pianeta, le sorgenti idrotermali brulicano di vita nonostante l’oscurità e la imponente pressione atmosferica che si trova a quelle profondità. Le creature viventi più semplici sono microbi chiamati metanogeni che si alimentano anche in assenza di luce solare.  

I metanogeni convertono idrogeno e anidride carbonica per ottenere energia, rilasciando metano come sottoprodotto. Il gruppo di ricerca ha quindi modellato i suoi calcoli sulla base dell’ipotesi che Encelado abbia metanogeni che abitano le sorgenti idrotermali oceaniche simili a quelli trovati sulla Terra. In questo modo, i ricercatori hanno calcolato quale sarebbe la massa totale di metanogeni su Encelado, così come la probabilità che le loro cellule e altre molecole organiche potessero essere espulse attraverso i pennacchi. 

L’ipotetica abbondanza di cellule equivarrebbe solo alla biomassa di una singola balena in tutto l’oceano di Encelado, ma sarebbe abbastanza produttiva da alimentare i pennacchi con molecole o cellule organiche sufficienti per essere raccolti dagli strumenti a bordo di un futuro veicolo spaziale.

Il futuro delle missioni

Encelado visto da Cassini. Credit: NASA

Encelado ha recentemente attirato l’attenzione come luogo che un giorno sarà rivisitato e esaminato più a fondo. Una proposta di missione, la “Enceladus Orbilander”, progettata dal Johns Hopkins Applied Physics Laboratory, prevede una sonda che raccolga dati su Encelado atterrando e orbitando attorno a questo corpo celeste a partire dagli anni ’50.

Il documento della ricerca ha quindi incluso raccomandazioni sulla quantità minima di materiale che deve essere raccolto dai pennacchi per ottenere con certezza sia le cellule microbiche che alcune molecole organiche. Le cellule osservabili mostrerebbero prove dirette di vita.

La possibilità che le cellule reali possano essere trovate potrebbe essere scarsa perché dovrebbero sopravvivere al processo di degassamento che le porta attraverso i pennacchi dall’oceano profondo al vuoto dello spazio. Ma le molecole organiche rilevate, come particolari amminoacidi, sarebbero una prova indiretta a favore o contro la presenza di un ambiente ricco di vita.

Se tutte le misurazioni dovessero tornare al di sopra di una certa soglia, potrebbe segnalare che la vita su Encelado sia una possibilità reale.  

Riferimenti: University Of Arizona, Planetary Science Journal

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