L’acqua distribuita nel Sistema Solare dai meteoriti durante il primo periodo di formazione avrebbe consentito a Marte di avere oceani sulla superficie.

Marte è oggi conosciuto da tutti come il Pianeta Rosso a causa di come il suo paesaggio secco e polveroso sia ricco di ossido di ferro (detta anche “ruggine”). La sua atmosfera è estremamente rarefatta e fredda e sulla superficie non può esistere acqua in forma diversa dal ghiaccio. Ma, come attestano il paesaggio marziano e altre analisi del pianeta, Marte un tempo era un luogo molto diverso, con un’atmosfera più calda e densa e acqua che scorreva sulla sua superficie.

Gli scienziati da anni stanno cercando di stabilire quanta acqua avesse una volta Marte e se fosse sufficiente o meno per sostenere la vita. Secondo un nuovo studio condotto da un team internazionale di scienziati planetari, Marte potrebbe aver avuto abbastanza acqua 4,5 miliardi di anni fa per coprirlo in un oceano globale profondo fino a 300 metri. Il documento che descrive la ricerca e le scoperte è stato pubblicato di recente su Science Advances.

Il ruolo degli asteroidi

Rappresentazione artistica di una tempesta di comete attorno alla stella Eta Corvi. Credits: NASA/JPL-Caltech

Marte potrebbe essere stato il primo pianeta del Sistema Solare a sostenere la vita grazie alle molecole organiche e ad altri elementi distribuiti in tutto il Sistema Solare dagli asteroidi. I pianeti terrestri subirono un periodo di significativi impatti di asteroidi – chiamato Intenso Bombardamento Tardivo – in seguito alla loro formazione tra i 3,8 e i 4,1 miliardi di anni fa.

Si ritiene che questi impatti siano il mezzo con in cui l’acqua e gli elementi costitutivi della vita siano stati distribuiti in tutto il Sistema Solare. Tuttavia, il ruolo di questo periodo nell’evoluzione dei pianeti rocciosi nel Sistema Solare interno, in particolare per quanto riguarda la distribuzione di elementi volatili come l’acqua, è ancora allo studio.

Il team internazionale ha riferito sulla variabilità di un singolo isotopo di cromo (54 Cr) nei meteoriti marziani datati a questo primo periodo. Questi meteoriti facevano parte della crosta di Marte all’epoca e furono espulsi a causa di impatti di asteroidi che li mandarono nello spazio.

In altre parole, la composizione di questi meteoriti rappresenta la crosta originaria di Marte prima che gli asteroidi depositassero acqua e vari elementi sulla superficie.

Poiché Marte non ha una tettonica a placche attiva come la Terra, la superficie non è soggetta a convezione e riciclaggio costanti. Pertanto, i meteoriti espulsi da Marte miliardi di anni fa offrono una visione unica di come era Marte poco dopo la formazione dei pianeti del Sistema Solare.

L’assenza di tettonica a placche

Rappresentazione artistica di come Marte appariva milioni di anni fa. Credits: Credit: ESO/M. Kornmesser

La tettonica a placche sulla Terra ha cancellato tutte le prove di ciò che è accaduto nei primi 500 milioni di anni di storia del nostro pianeta. Le lastre si muovono costantemente e vengono riciclate e distrutte all’interno del nostro pianeta. Al contrario, Marte non ha una tettonica a placche e la superficie conserva una registrazione della prima storia del pianeta.

Misurando la variabilità del 54 Cr in questi meteoriti, il team ha stimato il tasso di impatto per Marte di 4,5 miliardi di anni fa e quanta acqua hanno fornito. Secondo i loro risultati, ci sarebbe stata abbastanza acqua per coprire l’intero pianeta in un oceano profondo dai 300 metri fino a 1 km. In confronto, c’era pochissima acqua sulla Terra in quel momento perché un oggetto delle dimensioni di Marte si era scontrato con la Terra, portando alla formazione della Luna.

Oltre all’acqua, gli asteroidi hanno anche distribuito molecole organiche come gli amminoacidi (i mattoni di DNA, RNA e cellule proteiche) su Marte durante il bombardamento tardivo nei primi 100 milioni di anni di esistenza del pianeta. 

Lo studio è stato condotto da ricercatori dell’Institut de Physique du Globe de Paris (IPGP) dell’Università di Parigi, del Centro per la formazione di stelle e pianeti dell’Università di Copenaghen (StarPlan), dell’Istituto di geochimica e petrologia (GeoPetro) dell’ETH di Zurigo, e l’Istituto di fisica dell’Università di Berna. 

Riferimenti: Universe Today, Università di Copenhagen

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