Le lancette dell’Orologio dell’Apocalisse sono a soli 100 secondi dalla Mezzanotte e anche piccole armi tattiche nucleari potrebbero scatenare un conflitto mondiale senza precedenti.

Ci troviamo in un momento particolarmente pericoloso: il Bollettino degli Scienziati Atomici che ogni anno calcola quanto l’umanità sia più vicina ad un olocausto nucleare, ha fissato il rischio a circa 100 secondi dalla Mezzanotte. Questo metaforico orologio venne realizzato dopo le stragi nucleari di Hiroshima e Nagasaki, nel 1945, da Einstein, Oppenheimer, Rabinowitch e altri scienziati dell’Università di Chicago che avevano contribuito (in modo diretto o indiretto) alla realizzazione della bomba atomica. E per comprendere appieno i pericoli del presente, dobbiamo ricordare quelli del passato.

Putin
Putin e il rischio di una guerra nucleare mondiale.

L’ora più buia

Nei primi giorni della Guerra Fredda, l’Unione Sovietica e i suoi alleati del Patto di Varsavia avevano un vantaggio schiacciante a livello di armamenti “convenzionali”. Avevano più uomini, carri armati ed aerei. In più, erano tutti molto vicini ai confini della NATO.

C’era il timore reale che se l’Unione Sovietica avesse deciso di attaccare l’Occidente, avrebbe potuto polverizzare le difese della NATO in pochissimi giorni. E una volta penetrata la prima linea, nulla avrebbe potuto impedirle di arrivare fino alla costa atlantica. Gli Stati Uniti, nel frattempo, avevano dalla loro il grande vantaggio di possedere una quantità maggiore di armi nucleari. Anche se questo era più un vantaggio teorico, che concreto. Era facile dirlo, molto più difficile farlo. Un presidente americano avrebbe davvero iniziato un conflitto termonucleare mondiale solo per evitare che Parigi cadesse nelle mani del nemico?

È la versione della guerra nucleare che ha dominato le paure di milioni di persone, durante la Guerra Fredda. La stessa narrata in The Day After, film post-apocalittico del 1983 che non fece dormire la notte milioni di americani. Ma c’era anche una versione “pensabile” di una guerra nucleare, quella cioè che si basava su un tipo di arma in grado di scoraggiare i sovietici senza innescare un vero e proprio conflitto nucleare. Questo tipo di armamenti venivano chiamati armi tattiche nucleari.

Le armi tattiche nucleari

Vladimir Putin sta usando la stessa minaccia che la NATO usò per scoraggiare i sovietici. Peggio, perché ci sono buone possibilità che il presidente russo possa davvero schierare tali armi, con l’obiettivo non solo di porre fine, ma anche di vincerla, la guerra. Esistono molte definizioni di armi tattiche nucleari, ma di norma ci si riferisce ad un tipo di armamenti a corto raggio progettati per essere utilizzati contro obiettivi militari, come aeroporti o basi nemiche. In teoria, la NATO avrebbe potuto usare armi tattiche nucleari per dissuadere i sovietici senza minacciare o attaccare alcuna città. Il rischio è che, se utilizzate, queste armi tattiche nucleari potrebbero infliggere danni così grandi da innescare gli attacchi strategici che erano state progettate per evitare.

Dal punto di vista americano le armi tattiche nucleari hanno assunto una minor importanza quando si è colmato il divario militare-convenzionale con la Russia, alla fine della Guerra Fredda. Gli equilibri erano cambiati. Oggi la Russia, seppur inferiore numericamente a tutti i Paesi della NATO messi insieme, detiene il maggior numero di armi tattiche nucleari. Secondo un rapporto del Congresso americano nel 2021, la Russia possederebbe quasi 2.000 armi nucleari tattiche. Gli Usa ne hanno appena un centinaio, in Europa. In sostanza, quando gli americani hanno ottenuto il vantaggio convenzionale, hanno rinunciato alla loro forza tattica nucleare. La Russia no.

Berlino
Un murales a Berlino. Credit: Ilse Orsel (unsplash)

Un’escalation contro l’escalation

Ci sarebbero prove evidenti che l’uso di queste armi faccia parte di una precisa strategia russa nota come “escalation per de-escalation”. Immaginate se la Russia dovesse usare armi nucleari a basso rendimento per distruggere basi aeree della NATO in Europa o attaccare una portaerei. Come potrebbe, la NATO, impostare una no-fly zone se le sue basi dovessero essere distrutte o più portaerei si trovassero in fondo all’Atlantico? In altre parole, le 2.000 armi nucleari tattiche di Putin lo rendono il primo avversario che gli alleati della NATO affrontano dalla fine della Guerra Fredda che avrebbe la capacità militare di distruggere una parte importante delle forze NATO in Europa.

Putin sta prendendo spunto dalla politica americana degli anni ’60, che consentiva a un potere più debole di scoraggiarne uno più forte. E il fatto che la campagna d’Ucraina non stia andando bene per la Russia serve solo a sottolinearne la vulnerabilità convenzionale. Ed è chiaro che tutto questo potrebbe spingere la Russia a premere il grilletto nucleare. Come disse l’ex capo di Stato maggiore dell’esercito indiano: “Una delle lezioni più importanti che abbiamo imparato dalla Guerra del Golfo è che se uno Stato intende combattere gli Usa, dovrebbe evitare di farlo a meno che non possieda armi nucleari”.

Putin lo premerebbe davvero il grilletto?

Nel suo delirante discorso del 21 febbraio, il presidente russo ha detto che “l’Ucraina non è solo un Paese vicino, ma una parte inalienabile della nostra storia, cultura e spazio spirituale”. L’Ucraina, però, non fa parte della Russia e gli ucraini ce la stanno mettendo tutta per resistere il più possibile, giorno dopo giorno. In un sondaggio condotto da Ipsos per Reuters la scorsa settimana, un sorprendente 74% degli americani sosterrebbe una no-fly zone sull’Ucraina, anche se dubito gli intervistati capiscano che una no-fly zone equivarrebbe ad un intervento militare diretto. Coloro che sostengono l’intervento militare americano in Ucraina in sostanza chiedono che la NATO chiami il bluff della Russia. Non credono che Putin possa bombardare le forze americane sul campo. Rischierebbe davvero l’incolumità di Mosca e San Pietroburgo per prendere Kiev? Non lo sappiamo.

Attualmente l’amministrazione americana sta cercando di fornire aiuti militari all’Ucraina per degradare la capacità della Russia di condurre una guerra prolungata senza attraversare una linea rossa che potrebbe innescare la terza guerra mondiale. Il problema è che lo stesso Putin potrebbe non aver ancora fissato questa fantomatica linea rossa nella sua mente. Le armi nucleari alzano indubbiamente la posta in gioco. Perché una cosa è affrontare un potenziale conflitto nucleare quando entrambe le parti sanno che perderanno, un’altra è affrontarlo quando una delle due fazioni crede di poter vincere. È questo il confronto più pericoloso di tutti e quello a cui potremmo essere più vicini che mai, adesso.

Riferimenti: