Voliamo verso Ganimede, una delle delle 79 lune Giove. E’ uno dei quattro satelliti galileiani insieme ad Io, Europa e Callisto

La prima volta che fu vista.

Scoperta da Galileo Galilei nel 1610, Ganimede intriga gli scienziati da sempre. E’ più grande del pianeta Mercurio, anche se inferiore per massa.

Una delle sue peculiarità è la presenza di un proprio campo magnetico, che interagisce con la magnetosfera di Giove, Ganimede ha quindi un proprio nucleo centrale ferroso.

Il campo magnetico di Ganimede. Le linee di campo chiuse sono indicate in verde, quelle nere sono la magnetosfera di Giove.

La composizione.

Ganimede è formato al 50% (+/-) da acqua ghiacciata e liquida, possiede una superficie di silicati che si muove sopra un oceano di acqua salata, che si trova a circa 200 km di profondità.

Ha un diametro che è pari a circa il 41% di quello terrestre, sono 5264 km contro 12756 del nostro pianeta, quindi è davvero grande.

I suoi movimenti.

Ganimede possiede una tenue atmosfera, formata da ossigeno, principalmente nella forma atomica (O) e molecolare (O2). Orbita ad oltre 1 milione di km (1070400 km) intorno a Giove, impiegando appena 7 giorni e 3 ore per completare una rivoluzione completa.

L’esplorazione.

Ganimede è già stato visitato in passato da varie missioni automatiche. Le prime furono le Pioneer 10 e 11, da cui però ricevemmo poche informazioni, la loro tecnologia non era ancora abbastanza evoluta, come possiamo vedere nella foto a seguire.

Ganimede visto da Pioneer 10 nel 1973.
Credit: NASA

Gli avanzi tecnologici.

Migliori risultati furono ottenuti dalle sonde Voyager 1 e 2, in cui la risoluzione di immagine fu migliorata parecchio, grazie a loro fu calcolata la vera dimensione di Ganimede, che diventò da quel momento il satellite naturale più grande del sistema solare, record fino ad allora tenuto da Titano, luna di Saturno.

Ganimede visto da Voyager 1 nel 1979.
Credit: NASA

La missione dedicata.

Tra il 1996 e il 2000, la sonda spaziale Galileo, specializzata per visitare Giove e le sue lune, permise di ottenere molti dati su questa luna, tra cui il suo campo magnetico e la presenza in superficie di zone rocciose insieme ad altre ghiacciate, che presentavano movimento tettonico, probabilmente favorito dalla forza mareale di Giove.

Immagine di Ganimede in colori naturali ripresa dalla sonda Galileo.
Credit: NASA

Il futuro prossimo.

Prevista per essere lanciata nel 2022, la missione Jupiter Icy Moons Explorer (JUICE) dell’ESA, sarà specializzata nell’esplorazione di Ganimede, Europa e Callisto. Nel 2030 visiterà queste lune, alla ricerca di molecole organiche, e qualunque altra informazione che possa indicare il possibile sviluppo e presenza di vita, ovviamente nelle sue forme più semplici di base.

Questi sono più che semplici sospetti, la presenza di acqua liquida e calore interno sono indizi importanti per giustificare la ricerca della vita.

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